Paul Weller - Fat Pop (Volume 1)Polydor / Solid Bond - 2021

Un altro disco del lockdown?! Ci pensa Paul Weller con Fat Pop (Volume 1).

Paul Weller - Fat Pop (Volume 1)
Polydor / Solid Bond – 2021

E come tanti altri, anche Paul ‘Modfather’ Weller sente il bisogno di uscire con un nuovo album, scritto e pensato durante il suo lockdown: Fat Pop (Volume 1). Forse, col tempo, si dovrà valutare quanto questo blocco forzato abbia o meno giovato alla produzione artistica, mettere in fila quanto è stato creato e verificarne il senso, la facoltà di sopravvivenza anche quando sarà tutto finito. Sia chiaro, ognuno sceglie il modo che preferisce per andare avanti e il disco sembra testimoniare questa voglia di vita, il non perdersi, la spinta verso il meglio. Weller fa il suo lavoro alla perfezione e, anche nei casi di brani nella media, viene fuori il mestiere e tutti gli anni di musica. Il vecchio Modfather continua per la sua strada, tra collaborazioni familiari (la figlia Leah) e nomi celebri (Andy Fairweather Low).

Le canzoni e i temi del disco

Cosmic Fringes apre il disco con un pop elettronico, quasi ballabile, e un piacevole contrappunto chitarristico, mentre i versi sembrano voler indicare subito la tipologia compositiva: «I’m A Sleeping Giant, Waiting To Awake / I Stumble To The Fridge / Then Back To Bed». True strizza l’occhio, nel ritornello «I Never Said I Could Find / Just What It Means To Be True», al Bowie dei settanta e Paul canta con Lia Metcalfe. Fat Pop si muove su un gran giro di basso, notturno e ipnotico: «Who Brings The Roll When The Place Is Rocking? / Who’s Been The Light When The World’s Been So Dark?». Leah Weller scrive col padre il ritornello di Shades of Blue: tardi anni ‘60, il passato mitico, l’Inghilterra in cui il nostro è cresciuto. Glad Times e Cobweb/Connections sono due ballate diverse, la prima più sognante e malinconica, «We Go For Days Without A Word Without A Kiss / Both Looking For Something That We Missed», la seconda acustica, con Paul alle chitarre e un tappeto di archi.

 

 

Su Testify compare il già menzionato Andy Fairweather Low, voce e chitarra, un blues elegante, con flauto e sax. That Pleasure è a suo modo rabbiosa quando Weller canta «Lose Your Hypocrisy / All Your Contradictions / Lose Your Prejudice / Lose This Hatred», con in mente il movimento Black Lives Matter e George Floyd. In Failed, Paul si interroga su quello che è stato, «And All The Things I Just Don’t Get / And All The Words I Never Meant / And All Things That Make No Fucking Sense / I Failed». Moving Canvas è per Iggy Pop, scritta pensando a lui. Sul sito di Paul si legge che «It’s my tribute to him, even though it doesn’t sound anything like him».

Il Paul Weller quasi spensierato di Fat Pop

Fat Pop è un album breve, veloce, a tratti quasi svagato, forse proprio in virtù della produzione casalinga. Io l’ho preferito al precedente On Sunset. E seppur, come quello, non lasci sconvolti, Paul Weller è sempre vivo. Ora lo aspettiamo di nuovo sul palco. Anche per vederlo, e non sentirlo soltanto, nel suo inconfondibile brit-style.

Paul Weller - Fat Pop (Volume 1)
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Sono nato quando uscivano Darkness on the Edge of Town, Outlandos D'Amour, Some girls e Blue Valentine. Quasi a voler mostrarmi la strada. Ora leggo, scrivo, suono e colleziono vinili.

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