Shapes Of The Fall: l’album mediterraneo di Piers Faccini, cantautore schivo
Nono album per uno dei cantautori più schivi della scena contemporanea. Piers Faccini è francese di residenza (abita nelle remote Cevennes), ma anglo-italiano d’origine. Suo intento è, da sempre, quello di dare ad ogni album una dimensione diversa. Della discografia si consigliano soprattutto l’esordio Leave No Trace, My Wilderness e Song Of Time Lost, disco di cover condiviso con il cellista Vincent Segal. In altri lavori, come Between Dogs And Wolves, oltre al francese, Faccini ha provato, con successo, anche ad usare lingue “nostre” ovvero l’italiano e il napoletano.
I mondi sonori di Shapes Of The Fall
In Shapes Of The Fall (Beating Drum/No Format!), nonostante l’utilizzo esclusivo dell’inglese (con qualche tocco d’arabo) la bussola si sposta decisamente a Sud, a segnare un’opera sdraiata tra le due sponde del Mediterraneo. In aggiunta all’uso di una speciale chitarra-liuto, il cui suono copre le mille sonorità dei cordofoni dell’area, ci sono alcune collaborazioni importanti.
Dall’Italia vengono le percussioni di Simone Prattico (da lungo tempo collaboratore di Faccini), mentre gli archi sono arrangiati dallo spagnolo Luc Suarez e dal francese Frédéric Soulard; in più c’è un cameo speciale di Ben Harper in All Aboard. Dal Maghreb, invece, si presentano artisti non troppo conosciuti qui da noi, come il marocchino Abdelkebir Merchane, alla voce e gli algerini Malik e Karim Ziad, rispettivamente alle corde e percussioni. Non mancano, come al solito atmosfere che sfiorano il blues o la musica del Mali, ma, come anticipato, la rotta del disco passa più o meno dal canale di Sicilia allo stretto di Gibilterra.
Questo melting pot sonoro si arresta a tratti per dare spazio a piccoli quadretti acustici e intimi. Tali sono, per esempio, The Longest Night o la conclusiva The Real Way Out. Ottima la veste grafica del disco, curata dallo stesso Faccini e particolarmente adatta al grande formato del vinile.
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