Recensione: Porridge Radio – Waterslide Diving Board, Ladder To The Sky

È arrivato l’atteso seguito di Every Bad: Porridge Radio – Waterslide Diving Board, Ladder To The Sky

Due anni fa, Porridge Radio vengono elette come una next big thing del panorama rock britannico nonché della comunità LGBT+. L’album in questione, Every Bad, convince all’unisono pubblico e stampa, piazzando Dana Margolin e compagne (l’unico componente maschile è Sam Yardley alla batteria) ai vertici delle proposte più interessanti del momento. Il tutto dopo cinque anni di gavetta in cui le ragazze hanno comunque sfornato una serie di E.P. e album, autoprodotti, notevoli. La svolta avviene sotto la buona stella della Secretly Canadian con cui firmano un contratto nel 2019. Quest’anno l’aspettativa era alta, il pubblico attendeva bendisposto e con grandi speranze l’uscita del nuovo capitolo. Every Bad ha emozionato, dal nuovo disco ci si aspetta almeno altrettanto.

Waterslide Diving Board, Ladder To The Sky, il nuovo album convince solo in parte

Al primo ascolto di Waterslide Diving Board, Ladder To The Sky si resta perplessi: la cifra stilistica di Porridge Radio rimane la stessa e questo è un punto a favore. L’aumento percettibile delle tastiere a scapito della chitarra elettrica sembra una scelta che non influisce sul risultato finale. Aspettiamo gli ascolti successivi prima di pronunciarci perché Waterslide non “cresce”. E dopo quasi due mesi di ascolti successivi si deve arrivare a un giudizio. La nuova fatica di Porridge Radio convince solo in parte. Il disco nel complesso è discreto. I brani sono ben strutturati e scorrono senza particolari sbavature. Alla fine quello che resta però è come l’impressione di un disco “svogliato” che mostra una band troppo seduta sugli allori raccolti due anni fa. Margolin spinge sull’acceleratore del marchio di fabbrica, ma non si regola e la sua voce lacerata e sofferente a volte infastidisce. Quella che poteva essere una divertente intuizione, la ripetizione ad libitum di un fraseggio, ha bisogno di una revisione. Un esempio: “Thank you for leaving me, thank you for making me happy”  in Born Confused, da Every Bad,  fa qui il paio con “I don’t wanna be loved” in Birthday Party, strascicata all’infinito in un tripudio di sofferenza. Signorina Margolin, è ancora giovane, non siamo nati solo per soffrire e la vita, talvolta, perfino ci sorride.

L’altra parte di Waterslide

Dopo aver parlato male di un album che ha ricevuto più apprezzamenti che bocciature guardiamo anche noi a quel che c’è di buono. Alcuni brani, va riconosciuto, sono decisamente azzeccati e hanno un loro appeal.

Tra le dodici nuove tracce si salvano assolutamente gli episodi piu catchy e radiofonici. Back To The Radio apre in modo più che decoroso e The Rip è una piacevolissima canzone pop così come U Can Be Happy If U Want To. Chiude la title track, una ballata lenta e composta che lascia ben sperare per il futuro di una band al momento in stand by.

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Ha suonato con band punk italiane ma il suo cuore batte per il pop, l’elettronica, la dance. Idolo dichiarato: David Byrne. Fra le nuove leve vince St. Vincent.

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