Con CrasH Talk, ScHoolboy Q fa centro un’altra volta.
L’ultimo disco di ScHoolboy Q, Blank Face, data ormai al 2016. CrasH Talk si pone sulla falsariga del precedente che già ci aveva convinto. Quest’anno il rap non ha mancato di dare buone, a volte eccellenti prove. Tuttavia, l’ha fatto tenendosi lontano dai territori consueti del rap americano. Abbiamo apprezzato il cloud rap dei francesi PNL, le tante nuove leve che emergono dal grime inglese. Mentre dagli USA è arrivato Igor di Tyler, The Creator, eccellente disco di hip-hop con molto poco rap. ScHoolboy Q può riempire questo vuoto.
CrasH Talk un disco di rap tradizionale: e va bene così
Il suo CrasH Talk è un disco di rap a tutti gli effetti. Ricco di collaborazioni, parco nelle sperimentazioni, eppure tremendamente efficace. Come nel precedente, ScHoolboy Q evita di suonare datato con qualche concessione alla trap, anche per quanto concerne gli ospiti, ma resta ancorato a una produzione potente che non disdegna la melodia. Alla produzione un team numeroso, non a scapito della compattezza. Di sicuro, il fatto che Kendrick Lamar partecipi alla scrittura (come Duckworth) di svariati brani aiuta a mantenere alto il livello.
ScHoolboy Q – CrasH Talk
L’inizio di CrasH Talk è particolarmente efficace. Gang Gang e Tales, quest’ultima soprattutto un piccolo classico. Poi CHopstix che ha un ritornello-tormentone opera di Travis Scott, ormai sempre in forma. Peccato che la collaborazione con 21 Savage, sulla carta promettente, sia un po’ piatta, frutto di basi non troppo brillanti. Fa già meglio Kid Cudi, melodico come sempre, in Dangerous. Uno fra i momenti migliori arriva però con il solo ScHoolboy Q sulla quasi-title-track Crash: in un disco che non punta ai singoli, quanto piuttosto alla riuscita d’insieme, potrebbe comunque far centro insieme alle già citate Tales e CHopstix. Peccato quindi non sia stata scelta (ancora) per un video.
Con quattordici brani dei quali giusto un paio non all’altezza dell’insieme, CrasH Talk conferma il talento non appariscente ScHoolboy Q, più sobrio in tutti i sensi rispetto al passato. Sicuramente uno dei migliori prodotti ‘di genere’ visti in questa prima metà del 2019.
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