Uscito in estate, il nuovo disco di Schoolboy Q, Blank Face, è una delle proposte migliori di quest’anno, almeno nell’ambito del rap americano.
Produzione e featurings interessanti
Quincy Matthew Hanley è stato finora un comprimario della scena losangelina, uscito dal collettivo Black Hippy che ha visto emergere il talento di Kendrick Lamar. Blank Face è lontano dall’inventività di To Pimp A Butterfly: e veramente non prova neppure a competere. Resta nei territori più tradizionali del genere, sebbene servendosi spesso di arrangiamenti vivaci e mettendo in mostra un’ispirazione maggiore rispetto al precedente Oxymoron.
Alcuni featurings di peso aiutano certamente. Kanye West su That Part, Vince Staples su Ride Out, Miguel su Overtime. Ma soprattutto Anderson .Paak che regala la sua voce caldissima alla title track: davvero una perla. Niente male anche la produzione, che fa un uso meditato di samples, ben scelti e mai prevaricanti sull’insieme. Spicca l’intreccio fra Soft Machine e George Cinton in Black Thoughts.
Mancano invece i due Black Hippy Ab Soul e Kendrick Lamar. Chissà se è una scelta che si deve alla volontà di emanciparsi, o magari semplicemente i troppi impegni.
Un disco che riunisce istanze differenti
Blank Face non è un disco di hit da classifica. Ovvia la scelta di That Part, vista la presenza di Kanye West: ma è comunque una bella canzone; anche di più nel remix con Kendrick, che tuttavia non è sul disco. Il singolo successivo, John Muir, è ruvido come il video che lo accompagna. Forse il quasi-trap di By Any Means, interpretazione del solo Schoolboy Q, su produzione di Young Exclusive e Cardo, è il brano più incisivo sin dal primo ascolto.
Alla fine Blank Face finisce per giocare molto bene la sua carta di disco outsider. Abbastanza tradizionale ma non troppo con la giusta dose di rap underground, è completo e divertente. Insomma promuove l’ex cadetto a un ruolo di primo piano.
8/10