Shana Cleveland - Manzanita

Shana Cleveland, Manzanita e un paragone ardito

In un’epoca in cui tutti le sparano grosse (per dimostrare di esistere, per guadagnare attenzioni mediatiche o qualche modesto ‘like’) proviamo ad adeguarci all’andazzo generale sparandola, appunto, grossa. E, auspicando che l’interessata mai legga questa recensione, andiamo ad affermare che Shana Cleveland è la Lana Del Rey del folk.

A ben guardare il paragone non è poi così azzardato. Manzanita (Hardly Art), secondo album della cantante-chitarrista delle rock-surfiste La Luz è un atto d’amore per la California, stato che da sempre fa sfondo alle canzoni di Del Rey. Si può dire che nel primo caso si parla di una California aspra, arsa e popolata più da serpenti a sonagli che da umani, nel secondo ci troviamo nella sconfinata metropoli losangelina in versione alto borghese con i suoi club esclusivi e i suoi tunnel misteriosi. In un certo senso dove finisce una comincia l’altra. Poi c’è l’approccio alle due Californie. Se Cleveland incide un disco sobrio nei suoi suoni acustici, Del Rey ama tessiture ampie che potremmo descrivere come retro-moderniste. Eppure entrambe affrontano i rispettivi contesti musicali con lo stesso approccio trasognato e avvolgente, pacato ma non tranquillo, inquieto senza essere tormentato.

Ragion d’essere e suoni di Manzanita

Venendo a parlare specificamente di Manzanita lo si può descrivere come un album dai respiri profondi e regolari, quelli utili a mettersi in sintonia con l’ambiente circostante. E se questo può suonare tristemente new age o auto-aiutistico, è altresì vero che molti momenti sono pervasi da una rassicurante e sciabordante vena psichedelica che fa pensare a Mazzy Star e Meg Baird. E non sbagliano neppure gli ascoltatori più attempati che trovano echi di Incredible String Band e (nei quattro brani strumentali) di John Fahey.

Di primo acchito alcune canzoni (A Ghost, Mayonnaise) colpiscono più di altre, ma l’album va considerato come una sorta di continuum senza troppi sussulti e in ciò può risultare tanto coinvolgente quanto noioso a seconda degli stati d’animo di chi ascolta. Proprio come accade, ma guarda un po’, con Lana Del Rey. Certo che una collaborazione fra Shana e Lana suonerebbe bene già dalla sigla.

Shana Cleveland - Manzanita
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Nello scorso secolo e in parte di questo ha collaborato con Rockerilla, Musica!, XL e Mucchio Selvaggio. Ha tradotto per Giunti i testi di Nick Cave, Nick Drake, Tom Waits, U2 e altri. E' stato autore di monografie dedicate a Oasis, PJ Harvey e Cranberries e del volume "Folk inglese e musica celtica". In epoca più recente ha curato con John Vignola la riedizione in cd degli album di Rino Gaetano e ha scritto saggi su calcio e musica rock. E' presidente della giuria del Premio Piero Ciampi. Il resto se lo è dimenticato.

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