Vita e musica di Sharon Van Etten.
Disordine è ciò che viene in mente subito osservando la copertina del nuovo album dell’americana Sharon Van Etten che arriva dopo cinque anni dal precedente e fortunato Are We There e a quattro dall’EP I Don’t Want To Let You Down. È l’immagine di un disordine che si può trovare nelle stanze dei figli dopo un pomeriggio di giochi, ma proprio per questo assolutamente normale. C’è forse un desiderio di quotidianità che ci rimanda alle novità che sono intervenute nella vita della Etten: dalla relazione con Zeke Hutchins alla nascita del primo figlio, mentre ha continuato con la parallela e fruttuosa carriera di attrice e ovviamente di musicista e cantante.
Remind Me Tomorrow
Con Remind Me Tomorrow il percorso artistico della Etten giunge sia alla conclusione del cammino iniziato col debutto del 2009 Because I Was in Love, sia a un punto di probabile svolta. Disco dopo disco il suono dei suoi album si è via via arricchito, si è reso più complesso e stratificato allontanandola sempre più dall’immagine della cantautrice di ascendenza folk degli inizi e consegnandoci una musicista sempre più attenta, matura e consapevole. Il disco in questione, ottimamente prodotto da John Congleton (Joanna Newsom, Angel Olsen, Explosion in the Sky, Anna Calvi), si caratterizza per arrangiamenti molto raffinati nei quali l’elettronica e il piano assumono il ruolo centrale a discapito della chitarra.
Un disco malinconico ma, a suo modo, sereno
Nelle dieci canzoni, che come perle di un rosario emozionale mettono a nudo lo stato d’animo della cantante americana. La Etten non abbandona i toni scuri e malinconici che le sono abituali, ma ora sembra aver raggiunto un momento di equilibrio e serenità che, per esempio, ci viene comunicato attraverso un brano intenso come Jupiter 4, brano che trova la sua forza proprio nella dicotomia fra sonorità elettroniche inquiete. Il titolo si riferisce al synth utilizzato nelle registrazioni, e un testo che invece parla di come l’amore sia finalmente arrivato e di quanto lei abbia aspettato questo momento: “baby I’ve been waiting, waiting, waiting My whole life for someone like you”.
Non siamo affatto davanti a un album tutto miele. La vita ha insegnato che esiste anche la perdita. I testi sono complessi e in chiaroscuro, così come sono le vicende della vita. Così nella bella ballata profondamente newyorkese Seventeen l’autrice si chiede: “I used to feel free, or was it just a dream?”. C’è sempre un dubbio sottile che si insinua nell’animo, soprattutto se si ripensa ai propri diciassette anni.
Le canzoni di Remind Me Tomorrow
Fra i pregi dell’album la splendida varietà delle atmosfere e degli arrangiamenti delle canzoni. Se l’iniziale I Told You Everything è scura e spettrale con le note del piano che accrescono la tensione, la successiva No One Easy To Love è un rock teso e superbo, un vero crack. Mentre Memorial Day offre una splendida prova vocale, lirica e di grande forza espressiva, efficacemente contrappuntata da bizzarri suoni elettronici che rimandano al trip hop.
Comeback Kid ci riporta a un frenetico rock’n’roll, urbano e post punk che ci mostra la natura da rocker della Etten, qui novella Debbie Harry. L’ariosa e nostalgica Malibu ci riporta lungo le strade della California con the Black Crowes nello stereo. L’andamento ritmico, sincopato di Hands rimanda a un testo incentrato su fragilità e rischio della perdita (“I’ve got my hands up / Mean no harm to each other”). Chiude l ‘album Stay, un brano di intenso intimismo, riflessione sull’esperienza della maternità.
Un album differente per Sharon Van Etten
Remember Me Tomorrow è l’album più suggestivo e ricco di Sharon Von Etten. Fonde perfettamente indole cantautoriale e propensione indie rock. L’introduzione dell’elettronica arricchisce il suono e la complessità delle atmosfere evocate. I testi, mai banali, mai espliciti, ma sempre allusivi richiamandoci immagini evocative e sensazioni a volte contraddittorie, riescono a rendere l’esperienza e la sensibilità personale dell’autrice. Un’esperienza interessante da vivere per chi ascolta. Per parodiare il titolo ci ricorderemo di lei anche domani, perché questo è un album su cui ci piacerà tornare anche fra qualche tempo.
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