Slowdive – Slowdive RecensioneDead Oceans - 2017

Slowdive – Slowdive.

Slowdive – Slowdive Recensione
Dead Oceans – 2017

Grandissima l’attesa in questo 2017 per l’album del ritorno degli Slowdive. Pubblicazione preceduta e annunciata da un minitour europeo, andato fully booked nel giro di pochi istanti. Anche grazie all’aura che accompagna la band britannica, senza alcun dubbio punto di riferimento assoluto per gli estimatori della musica shoegaze.  Avevamo avuto modo di ascoltare in anteprima alcune delle tracce dell’album omonimo  durante il recente concerto a Parigi. L’attesa di poterlo apprezzare nella sua integralità era quindi altissima.

Gli Slowdive ancora campioni shoegaze

Sin dalla pubblicazione delle prime canzoni estratte dall’album, Star Roving ma soprattutto la splendida Sugar for the Pill, ci eravamo infatti resi conto che i britannici sono in gran forma. Ne abbiamo avuto una piacevole conferma ascoltando gli otto brani che compongono il disco.  Le sonorità sognanti e rarefatte, marchio di fabbrica della band inglese, sono qui declinate in tutte le possibili configurazioni. Ed è da subito evidente con la traccia di apertura, Slomo, che ci fa immediatamente piombare nell’universo shoegaze versione Slowdive.

Chitarre distorte, parti cantate in dissolvenza, atmosfere sognanti e avvolgenti. Ma anche testi di grande bellezza, grazie all’eccellente penna di Neil Halstead, di cui non si evidenziano mai abbastanza gli innumerevoli talenti. Neil e Rachel Goswell si alternano come di consueto nel corso dei brani. Con una complicità che appare anche più salda ed evidente in concerto, occasione durante la quale ci si può facilmente rendere conto della complementarità dei due. Mai venuta meno, a dispetto delle  temporanee rotture e dei side projects.

Le canzoni di Slowdive

Bellissime le due tracce pubblicate in anteprima, Star Roving e Sugar for the Pill, dicevamo. Ma non meno belle le altre sei canzoni. Fra tutte Don’t know Why, dal ritmo martellante, perfetta per sottolineare la bella voce della Goswell, con repentini cambi di tonalità, in cui si inserisce il cantato di Neil, perpetuando questa sorta di dialogo ininterrotto.

Una menzione speciale per Everyone Knows. E soprattutto per gli ultimi due brani, Go Get It e la suggestiva Falling Ashes: cupa, sognante, cadenzata dal suono ipnotico del pianoforte, che indulge in una lunghissima introduzione, fino a espoldere in una ballata dark estremamente suggestiva.

Non pare dunque una minestra riscaldata questa reunion, ma un progetto onesto, mosso dal desiderio di sperimentare nuove strade, pur mantenendo ferma la barra che come una stella polare guida il percorso artistico della band.  E ci pare fosse anche necessario nel contesto attuale, in cui progetti shoegaze si moltiplicano a volte senza alcun filo logico. Il nostro giudizio non può dunque che essere estremamente positivo.

Slowdive – Slowdive
8,2 Voto Redattore
9 Voto Utenti (1 voto)
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Milanese trapiantata a Parigi, fra filosofia e diritto, le mie giornate sono scandite dalla musica. Amo la Francia, il mare e il jazz. I miei gruppo preferiti ? I Beatles, i Radiohead, gli Interpol e gli Strokes.

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