SOHN – Rennen.
Tre anni fa Christopher Taylor, in arte SOHN, aveva stupito pubblico e critica con un esordio importante: Tremors. L’artista londinese si era fatto notare per le particolari atmosfere notturne e minimaliste ben amalgamate. L’attesa per il secondo lavoro, Rennen, era quindi più che giustificata.
Londra-Vienna-Los Angeles: SOHN vero artista cosmopolita
In realtà Taylor non è più londinese da molto tempo. Già prima di realizzare Tremors aveva sentito il bisogno di immergersi in un contesto diverso per poter meglio esprimere un sé che non trovava spazio nell’atmosfera caotica e cosmopolita d’oltremanica. Vienna è stata una scelta decisamente felice, come dice l’artista stesso: “A Vienna ho trovato quello che cercavo: pace e tranquillità e a tratti una dimensione spaventosa che funziona per il personaggio SOHN.” Poi però il musicista ha continuato a correre (questo significa in tedesco “rennen”) e da un anno e mezzo vive a Los Angeles, dove ha scritto i pezzi per il nuovo disco. E dove frequenta gente importante (il video di Signal è diretto e interpretato da Milla Jovovich)
Il risultato di tanto viaggiare sono due dischi inevitabilmente cosmopoliti che lasciano intravedere una vena di originalità ricercata ed elegante, simile se vogliamo a quel che succede in Inghilterra con James Blake o con le nuove tendenze neo-soul, ma con una marcia eccentrica che rende i lavori di SOHN subito riconoscibili.
Rennen un disco tecno-romantico
Rennen è un disco più incorporeo di Tremors dove la cosa che stupisce è la varietà stilistica delle dieci tracce. Meno strutturato del precedente, ma allo stesso tempo più immediato e di più facile ascolto si propone come un’adeguata seconda prova per un artista che non sceglie scorciatoie.
I primi tre brani sono un ottimo biglietto da visita e riescono da soli a reggere tutto il resto. Hard Liquor, Conrad e Signal sono un tentativo riuscito di creare un mix tra generi apparentemente distanti. Il minimalismo di SOHN qui viene contaminato con spruzzate di pop e dance. Il risultato lascia piacevolmente spaesati e sorpresi, mentre il lato più oscuro ritorna e invita alla meditazione nelle ultime due tracce: Still Waters e Harbour.
Che Rennen sia la prova della maturità artistica di SOHN non vi è certezza, ma sull’onestà di un lavoro che fa ben sperare per il futuro si!
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