Un terzo disco oltre tutte le facili definizioni per The Comet Is Coming: Hyper-Dimensional Expansion Beam.
Il problema è quando entri nel negozio di dischi per comprarti un lavoro di questi qui: ti piace fare l’esperto che conosce, però con ‘sti tizi rischi di fare delle brutte figure, dove li cerchi, tra la musica elettronica? Tra il rock? Tra il jazz? Buonissimo segno a mio giudizio, marchio tangibile di una band poco classificabile e quindi originale.
Formidabile terzetto di Londra, formato dai bianchissimi Danalogue (Dan Leavers, tastiera e synth), Betamax (Max Hallett, batteria) a formare il tappeto ritmico e sonoro sui cui volano alte le note black di King Shabaka (Shabaka Hutchings, sassofono, già con i Sons of Kemet), i The Comet Is Coming giungono con Hyper-Dimensional Expansion Beam alla loro terza prova, che segue lo stupefacente Trust in the Lifeforce of the Deep Mystery del 2019, che li ha fatti conoscere al mondo. Artisti sfuggenti e veramente inclassificabili, offrono una inedita miscela di dance, jazz, space rock e psichedelia, ma veramente solo il provare a scrivere queste categorie è paurosamente limitativo della ricchezza del suono di questa strepitosa band.
È jazz?
Di solito la loro musica viene catalogata tra il jazz, ma credo soprattutto perchè incidono per la Impulse! Records e perché c’è un sax (con lo stesso ragionamento anche i Men At Work potevano essere jazz). Il jazz c’è, ovviamente, come ci sono tantissime altre cose: un tappeto ritmico potente e preciso, synth e tastiere a formare una base acida e sognante che ti trascina in alto e poi un sax che vola in questi immensi spazi, capace di stordirti e schiaffeggiarti come di blandirti e coccolarti, una voce straziante e dolce, che attinge dai maestri del passato, dal bebop al free, ma che si presenta clamorosamente originale.
Sun Ra, Albert Ayler, l’ultimo Coltrane, Pharoah Sanders, Eric Dolphy, Roland Kirk le stelle più brillanti che segnano l’universo sonore del terzetto, al cui interno è tuttavia possibile avvertire echi del Miles Davis post The Man with The Horn e di tanto altro jazz rock. Tutte queste influenze vengono però riportate al mondo attuale, filtrate attraverso massicce dosi di sonorità techno e dance.
Così come è difficile descrivere la musica dei The Comet Is Coming è invece del tutto semplice farsene conquistare; dopo il clamoroso disco del 2019 (a cui era seguito dopo pochissimi mesi l’altrettanto stupefacente EP The Afterlife) erano attesi al varco del difficile terzo disco e con questa prova i nostri ragazzi possono dire di aver messo a tacere i molti scettici.
Hyper-Dimensional Expansion Beam: un disco perfettamente riuscito per The Comet Is Coming
Disco bellissimo, potente, sognante, da ascoltare con molta attenzione per poter gustare fino in fondo le piccole gemme che tiene nascoste al suo interno; una certosina cura dei suoni, l’inesorabile interplay dei tre, creano un magma sonoro in grado di rapirti per portarti altrove, in un mondo dove si può ballare nell’iperspazio.
Difficile (e anche inutile) citare i diversi episodi, tanta è la compattezza e la solidità dell’intera opera: ma se proprio uno ci prova può ricordare l’apertura di Code, che segna subito le coordinate sonore del disco, un pugno che ti tramortisce, ritmo che non fa prigionieri e sax che lascia senza fiato. O il gusto un po’ seventies della sucessiva Technicolour. E ancora, la trance elettronica di Pyramid, la straziante Angel of Darkness, la carezza notturna e dolcissima di The Hammer.
Disco a mio parere bellissimo che impone l’ovvia domanda, durerà la magia dei The Comet Is Coming? Non lo so e per ora mi interessa anche molto poco: quello che conta è che al momento dischi così sono una ventata di aria fresca in un mondo musicale sempre più asfittico in cui è da tanto che nessuno apre le finestre.
Bravissimi.
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