The Felice Brothers – From Dreams To Dust

I Felice Brothers, From Dreams To Dust e quell’incipit così memorabile

The Felice Brothers - From Dreams To Dust
Yep Roc – 2021

Una strofa lunga, quasi recitata, un po’ Lou Reed un po’ Go-Betweens un po’ Bob Seger di Night Moves, un beat insistito, il coro che fa uh uh uh; si capisce subito che qualcosa di forte sta per arrivare. Infine eccolo il ritornello travolgente e in un attimo lo canti anche tu, come se lo conoscessi da sempre. Jazz On the Autobahn è,  fin dal titolo, un pezzone e ti immagini di ascoltarlo in concerto (speriamo…) in mezzo a tanta gente come te che salta e ripete all’infinito quella magica, geniale frase: “It will sound like jazz/ Jazz jazz jazz/ Jazz on the autobahn”. Frase che in realtà non è poi così gioiosa visto che i due personaggi in viaggio su una Corvette  stanno discutendo sulla plausibilità del jazz sull’autobahn come colonna sonora dell’apocalisse.

Intermezzo: dialogo fra un critico musicale e un critico del critico

-Ehi, amico, non dovresti recensire tutto l’album From Dreams To Dust dei Felice Brothers? Cos’è questo panegirico che si ferma al primo pezzo?
-Vedi, è che una canzone così trascinante eppur fosca si candida a essere la migliore del 2021 anche concettualmente. E il rock ha bisogno di pezzi che entusiasmino al primo ascolto e insieme posseggano una profondità che li renda duraturi.
-Ottimo, però ora parliamo dell’album come previsto dal titolo della recensione.
-Quanta pedanteria. Guarda che ti recensisco Commercial Album dei Residents pezzo per pezzo (sono 40) e ti faccio imparare a memoria il testo…

 

Finalmente la recensione di From Dreams To Dust

Forzatamente superata la tentazione del repeat compulsivo di Jazz on the Autobahn ci si inoltra in un disco che rimane pressoché sempre ad alto livello, al punto da apparire il migliore dei Fratelli Ian e James Felice. In verità il gruppo mai ha deluso, anche se dopo il variegato Celebration, Florida (quarto della discografia) si era chiuso in un suono fin troppo austeramente rurale – Favorite WaitressLife In The Dark – per poi mostrarsi più folk-rock, ma non del tutto convinto della scelta, in Undress. Dreams To Dust amplia gli orizzonti del lavoro precedente accentuando le scansioni rock e, al tempo stesso, dando una profondità, a volte trasognata a volte iperrealista, a ogni ambito sonoro prescelto, dalla ballata dylaniana To-Do List all’elogio funebre Be At Rest (la strofa finale dona il titolo all’album) al melodramma honky tonk Valium. Poi c’è Inferno: folk sghembo, scheletrico, enorme. E comunque ogni brano ha una sua particolarità che lo rende contestualizzabile eppure mai ovvio.

I testi di From Dreams To Dust

Altrettanto notevoli i testi (Ian Felice pubblica anche come poeta) che alternano affilata critica sociale a fantastici guizzi visionari, sempre con una certa cupezza finalistica. Ecco, ad esempio, come il nostro Ian vede la corsa all’acquisto compulsivo nel primo mondo: “Boom boom dicono le campane del giudizio – le sento squillare/ Tutti a comprare fino a schiantarvi esausti – non resta molto tempo”. Ed ecco come ricorda i suoi 17 anni di spettatore cinematografico e ascoltatore rock: “Chi sta cavalcando lungo le rive del Rio Grande?/ È Jean-Claude Van Damme/ È Jean-Claude Van Damme […]  Chi sta cantando nella terra della pioggia che cade?/ Penso sia Kurt Cobain/ Penso sia Kurt Cobain”.

Il nostro futuro secondo i Felice Brothers

Come spesso capita, è l’ultimo brano (We Shall Live Again) a veicolare la ‘morale’ del disco ed è una morale che ritorna ai toni da viaggio apocalittico di inizio programma  (“I fiume scorrono al contrario verso le loro antiche sorgenti”) insieme all’idea vagamente consolatoria, ribaduta a ogni strofa, del “rivivremo di nuovo”. Come e quando Ian Felice non ce lo spiega, ma di certo per lui cognomen non è omen.

The Felice Brothers - From Dreams To Dust
8,2 Voto Redattore
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Nello scorso secolo e in parte di questo ha collaborato con Rockerilla, Musica!, XL e Mucchio Selvaggio. Ha tradotto per Giunti i testi di Nick Cave, Nick Drake, Tom Waits, U2 e altri. E' stato autore di monografie dedicate a Oasis, PJ Harvey e Cranberries e del volume "Folk inglese e musica celtica". In epoca più recente ha curato con John Vignola la riedizione in cd degli album di Rino Gaetano e ha scritto saggi su calcio e musica rock. E' presidente della giuria del Premio Piero Ciampi. Il resto se lo è dimenticato.

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