I Felice Brothers di Undress: cinici, disillusi, tonici.
Come si cantava tanti anni fa a proposito dei bersaglieri, Tomtomrock prova affetto e simpatia per i Felice Brothers. Personaggi strani e straniti, Ian e James Felice paiono arrivare direttamente da un film western di quelli un po’ truci. Tipo i Fratelli Sisters, giusto per restare in ambito parentale.
Il cambio di passo di Undress
I due lavori precedenti, Favorite Waitress e Life In The Dark, erano stati introflessi, stringati e parecchio rurali. Oggi Undress cambia stile e stato d’animo, amplia gli orizzonti sonici e accentua la dimensione ironica. Viene il sospetto che il merito della tonicità delle nuove canzoni sia ascrivibile non tanto a scelte musicali, ma a… Donald Trump. Il disco parte bello roboante con la title-track e il suo perentorio invito all’America a svestirsi. Un invito che coinvolge persone, eventi e istituzioni: repubblicani, democratici, evangelici, Banca d’America, sfruttamento, genocidio, “Cesari di Wall Street” e così via. Il tutto in mezzo a fiati scoppiettanti e sotto un fungo atomico che non promette alcunché di buono.
Undress prosegue secondo queste direttive con suoni che irrobustiscono la tipica dimensione roots della band della band e qua e là puntano al ritornello di sicuro effetto (Special Announcement, Salvation Army Girl). Come si diceva prima, si può pensare che la dimensione più massimalista serva a raccontare con la dovuta perentorietà questa fine anni ’10 trumpiana che a un certo punto viene descritta, senza mezze parole, come “golden age of misery”.
Sul finire i Felice Brothers si fanno prendere dalla malinconia
L’ultima parte del disco si fa prendere dalla malinconia (anticipata dalla spettrale Nail It On The First Try di qualche minuto prima) e racconta storie di disillusione quando non di fallimento. Fino ad arrivare al mondo distopico – o forse solo grottesco – della conclusiva Socrates nella quale si spiega come essere musicisti possa far correre drammatici rischi: “Mi hanno accusato di scrivere canzoni/ Sono stato condannato a morte”. Qui i Felice Brothers sono più intensi anche musicalmente e affascinano come avevano fatto ai tempi di Celebration, Florida, il loro disco più estroverso quanto a stile.
Anche stavolta, dunque, affetto e simpatia non possono mancare per i Fratelli Felice.
Be the first to leave a review.