The Rolling Stones – Grrr Live!

La versione live di Grrr per celebrare i 50 anni dei Rolling Stones.

Poco più di dieci anni fa, alla fine del 2012, i Rolling Stones pubblicarono Grrr, una delle loro migliori raccolte, a celebrare il 50° anniversario della band. L’album, inutile dirlo, uscì in diverse versioni, dalla più smilza (!) da 40 tracce fino alla bulimica da 80 brani, per i fan più esigenti o, più probabilmente, per quelli che, in un colpo solo, avrebbero avuto a portata di orecchie praticamente l’intero repertorio di hits degli Stones, quasi a chiudere, in una sorta di bignami musicale, tutta la loro produzione. Quella appena uscita, che richiama la precedente nel titolo, Grrr Live!, propone molti di quei brani in versione live, suonati sul palco del Prudential Center del New Jersey (Newark), per festeggiare appunto i cinquant’anni della band, con una serie ragguardevole di ospiti. E qui viene il bello. Da anni sentiamo dire che la band è finita, che dovrebbe ritirarsi a vita privata e, a onor del vero, anch’io ho pensato che la morte di Charlie Watts avrebbe dovuto mettere un punto fermo a una delle storie musicali più grandiose del rock’n’roll.

Grrr Live!

Poi, però, dal calderone del merchandising marchiato dallo sberleffo più famoso al mondo vengono fuori dei live come quelli appena usciti. Superficialmente si può dire che un altro live nulla aggiunge a tutto quello che degli Stones avevamo già sentito, visto anche che non si tratta, per esempio, dello strepitoso Live at Mocambo (ma quelli erano pure altri anni e altri tempi). E poi capita che prima di chiamare il quattro di Going Down si sentano i nomi di John Mayer e di Guy Clarke Jr. per una versione tiratissima del brano, quello dei Black Keys per Who Do You Love? oppure senti la voce roca di Bruce Springsteen che intona Tumbling Dice e allora pensi, semplicemente, che alla fine qualche blues in più, nel panorama musicale attuale, fa sempre bene. E va detto anche che tutta la band, dieci anni fa, era in una forma smagliante. Basta sentire Doom and Gloom, che non rientra certo tra i loro brani più famosi, quelli cioè che senza dubbio, per anni, hanno reso possibile agli Stones di adagiarsi sugli allori.

Keith Richards ricorda Charlie Watts

Alla fine, dunque, questo Grrr Live! è un ottimo album. Sound e groove pazzeschi. Forse la tristezza più grande è proprio riascoltare Charlie Watts alla batteria. E riaffiorano le parole di Keith Richards, che testimoniano come Charlie sia stato unico: «Quasi tutti i batteristi scandiscono il tempo sul charleston, ma sul secondo e il quarto quarto, e cioè sul back-beat, componente fondamentale del rock’n’roll. Charlie, anziché battere il colpo, solleva il piatto superiore. Finge di suonare e si ritrae. Affida tutto il suono al rullante invece di lasciare un’interferenza in sottofondo. A guardarlo puoi rischiare un’aritmia cardiaca. In quelle due battute si concede un altro gesto del tutto inutile, e in questo modo tira indietro il tempo, perché è costretto a fare uno sforzo in più. Così, la sensazione di languore generata dalle percussioni di Charlie è in parte dovuta a quel gesto gratuito che ricorre ogni due battute. È molto difficile da imitare […]. L’impronta di ogni batterista è data dallo scarto tra charleston e rullante. Charlie è molto in ritardo sul primo e in anticipo sul secondo. E il modo in cui allunga ogni misura, combinato con ciò che noi vi costruiamo sopra, è il segreto del sound degli Stones».

Suonala ancora, Charlie!

The Rolling Stones – Grrr Live!
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Sono nato quando uscivano Darkness on the Edge of Town, Outlandos D'Amour, Some girls e Blue Valentine. Quasi a voler mostrarmi la strada. Ora leggo, scrivo, suono e colleziono vinili.

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