Thomas Walsh - The Rest Is History

Con The Rest Is History esordisce come solista il geniale Thomas Walsh. Thomas chi?

Esistono le cosiddette cult figures. Sono quei musicisti che assurgono ad una dimensione mitologica già durante la loro attività ma, per motivi più o meno imperscrutabili, non raggiungono notorietà galattiche, anche se ne avrebbero tutti i crismi. Questo fattore, paradossalmente ingiusto e che rende il lavoro dell’artista più frutto di autentica passione che di regole di mercato, consegna praticamente ogni volta alle orecchie ed ai cuori dei loro seguaci opere letteralmente eterne.

Brevissimo ritratto di Thomas Walsh

Thomas Walsh è un nome che Italia dice poco ma ha già all’attivo, come leader degli irlandesi Pugwash, ben 7 album pubblicati e altri 2 realizzati con Neil Hannon dei Divine Comedy sotto il moniker The Duckworth  Lewis Method ed oggi arriva quindi, dopo diverse traversie e una miriade di live online atti a supportare la sua arte, a realizzare la sua prima opera solista e che conferma quanto sopra già enunciato.

The Rest Is History (Curation) è un album di una ricchezza compositiva sempre più rara nel cosiddetto pianeta pop e la definizione afferisce sia ai primevi Fab Four che ai ragazzi della spiaggia che alle radici della Elo, ossia quegli Idle Race che consiglio caldamente di andarsi a cercare. Non a caso Jeff Lynne stesso gli donò un cameo nel penultimo album dei Pugwash mentre l’ultimo lavoro, già anticipatore della carriera solista, era stato realizzato da Walsh insieme a Jason Falkner dei Jellyfish. Poi ci sono gli Xtc con tanto di canzoni regalate da Andy Partridge e contributi chitarristici di Dave Gregory, insomma un curriculum che molti invidierebbero…

The Rest Is History: canzoni, referenti, ospiti

The Rest Is History, repetita juvant, con una copertina meravigliosamente sixties e con una grafica interna deliziosamente anticata che ringrazia tutti i pledgers che hanno contribuito affinché l’album potesse essere realizzato, apre subito con il botto soffuso di A Good Day For Me – intro pianistica dell’amico di sempre Neil Hannon che contribuisce anche ai backing vocals, catchy song immediata, raffinatissime armonizzazioni, instant classic – e prosegue con Another Lesson in Life, uno stomp biografico che racconta molto dei suoi ultimi, a tratti faticosi, anni. Love in a Circumstance è un peana alla Brian Wilson, dietro l’angolo potrebbero benissimo esserci gli High Llammas (altri miti da cercare…), All This Hurt vede la partecipazione di Joe Elliot, sì proprio quello dei Def Leppard, e la canzone ci porta in territori eXTatiCi…

To Be That Child Again è deliziosa sonata bucolica, ematica nelle sue radici irish, Take Your Time con il guest di Michael Penn (sì, quel Michael Penn…) è un gioiello psichepop ,potenziale super singolo, Everyone Back in the Water è una giga molto glam e, al tempo stesso, un sentito ringraziamento ai suoi ispiratori della luce elettrica, Born Of Kamchakta ci conduce su tramonti isolani come solo le canzoni perfette riescono a realizzare, applicando il concetto meditativo di travelling without moving e vede tra gli ospiti Katya Duft, la sua polisemica half apple, e Boris Borisovich, uno dei padri fondatori del rock in Unione Sovietica.

Man Lies Down Again è episodio riflessivo e molto personale, un arrangiamento apparentemente lineare ma che tale non è se ascoltato con estrema introspezione e regala un solo di chitarra di Neil Hannon non inedito se si conosce la sua discografia, This Is My Fortress riprende le fila del discorso Duckworth Lewis Method, la cosa più vicina alla cultura Python che si potesse trovare nel pop negli ultimi anni e vede ospite Matt Berry (lo si cerchi ne What We Do In The Shadows, serie tv di Taika Waititi, un assoluto idolo in Inghilterra), mentre la chiosa finale è assegnata a We Knew, canzone da titoli di coda nuovamente perfetta e perfettamente nuova.

Si sarà capito che per il sottoscritto trattasi di uno dei dischi dell’anno, God Bless Thomas Walsh forever and ever.

Thomas Walsh - The Rest Is History
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Collaboratore per testate storiche (Rockerilla, Rumore, Blow Up) è detestato dai musicisti che recensisce e dai critici che non sono d'accordo con lui e che , invece, i musicisti adorano.

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