Sumer Is Icumen In ovvero: il suono pagano del folk britannico e irlandese 1966-75.

La benemerita Grapefruit (dépendance dell’altrettanto benemerita Cherry Red) ritorna a parlare di folk delle isole britanniche cinque anni dopo il confanetto in tre cd Dust On The Nettles. che si concentrava sulla componente sotterranea di quella scena, pur inserendo anche nomi quasi mainstream come Fairport Convention, Pentangle e Steeleye Span.
Gli artisti di Sumer Is Icumen In
Sumer Is Icumen In – anch’esso in tre cd – ripropone la stessa miscela di personaggi noti (oltre all’appena menzionata Santa Trinità folk abbiamo Strawbs, Traffic, Marc Bolan, Incredible String Band, Mike Oldfield), per poi scendere a figure di culto tipo Comus, Trees, Mellow Candle. Mr. Fox, Anne Briggs e arrivare infine agli sconosciuti tipo Oberon: un solo disco in stampa privata di 99 copie che però oggi vale 1000 sterline. Da menzionare il caso davvero estremo delle Chimera, due ragazze londinesi apprezzate, in ordine d’apparizione, da John Lennon, Paul McCartney, David Bowie e Nick Mason dei Pink Floyd e che, ciononostante, mai riuscirono a pubblicare alcunché di ufficiale.
Il tema del cofanetto
Come spiega bene il sottotitolo del cofanetto, The Pagan Sound Of British And Irish Folk 1966-75, qui si descrive il legame fra un certo tipo di folk (folk-rock, ma anche acid-folk e psych-folk) e un certo tipo di paganesimo, quello tutto sommato bonario dei rituali magico-propiziatori o dei culti anni ’60 tipo Wicca. Quindi, se cercate truculente murder ballads resterete delusi, ma se vi interessano incontri col diavolo, cinici corvi parlanti, fate a cavallo nella notte di Halloween o tentativi di depredare della loro verginità fanciulle in apparenza ingenue, beh qui partirete per un gran bel viaggio di 60 canzoni in terre misteriose non dissimili da quelle della tempesta shakespeariana. O in un arcadico mondo perduto, come dice il curatore della raccolta David Wells. E in tempi di lockdown viaggiare anche solo con la fantasia è una gran cosa.
Quest’idea del viaggio fa sì che non siano troppo preoccupanti gli inevitabili sbalzi di qualità fra brani di fascinosa cupezza tipo Mendle dei Mr. Fox o The Bite dei Comus e i momenti più derivativi (quasi tutti legati al modello Incredible SB) dove non bastano un cromorno o voci tra il rurale e l’arcano per sembrare credibilmente neo-pagani. Significativo è l’inserimento di nomi fuori dal circuito folk. C’è l’inevitabile John Barleycorn dei Traffic (forse testimonianza di un antico rituale o forse canzone da sbevazzoni) e ci sono i meno ovvi Kevin Coyne, con la fosca Whte Horse, e Marc Bolan, qui in versione hippy-misterica in un demo del 1966 intitolato Eastern Spell.
Sumer Is Icumen In: finale a sorpresa
Si diceva che Sumer Is Icumen In contiene 60 brani e, scorrendo la scaletta, ci si stupisce manchi proprio la title-track, ovvero, come dicono le enciclopedie, “il più antico controcanto conosciuto”. E invece eccolo arrivare, non accreditato, a fine programma. Impossibile trovare in rete questa bella versione corale per individuare il nome degli interpreti. Un ulteriore mistero alla fine di una bella storia misteriosa.
P.S. Chi sia interessato al discorso può leggere il monumentale e affascinante volume di Rob Young intitolato Electric Eden (faber & faber, 2010), oltreché recuperare il film super-culto The Wicker Man (un brano della colonna sonora si ascolta in Sumer Is Icumen In).
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