Being Funny In A Foreign Language: quinto all’album per i molto quotati The 1975
Al primo incontro i pezzi di Being Funny in a Foreign Language suonano belli, ma manca loro qualcosa. Un qualcosa che di certo si definirà positivamente al secondo tentativo. Perché è così che va di solito. Invece gli ascolti successivi rivelano che The 1975 hanno creato un disco di meravigliose scenografie piatte, splendidi fondali da rimuovere una volta utilizzati. Fondali peraltro adornati da riproduzioni di opere firmate da autori importanti, alcuni sempiterni, altri che adesso fa figo citare. In ordine sparso: Peter Frampton, Paul Simon, Talking Heads, Steely Dan, Supertramp, Toto, a-ha e anche il Philip Glass in versione per il popolo. Ma pur sempre di riproduzioni si tratta, perché qui di musica che sia fatta lasciando libero qualche sentimento creativo se ne ascolta poca. E anche come profondità compositiva lo scavo è da paletta e secchiello sulla spiaggia.
The 1975, piacevoli ma…
Una sua ragion d’essere “Essere divertenti in una lingua straniera” comunque la possiede. Va infatti considerato il miglior disco da cena fra amici ascoltato recentemente. Ogni tanto si fa caso ai suoni e si dice “che belli!”. Qualcuno chiede “chi sono questi?”. Il padrone/la padrona di casa risponde “The 1975” e i cinquantenni più preparati cominciano a trovare somiglianze con i personaggi citati prima, magari aggiungendo Gerry Rafferty oppure, se modernisti, LCD Soundsystem.
Dopo le scissioni stilistiche di Notes On A Conditional Form il quotatissimo gruppo di Manchester riunifica l’ispirazione in chiave vintage con il classico armamentario fine ’70-primi ’80 fatto di synth esuberanti, sassofoni corposi, cantato in falsetto e ritmi medio-veloci interrotti dal doveroso lento d’atmosfera All I Need To Hear (dove si ascolta Matt Healy, l’intellettuale che cita Gilles Deleuze, cantare una cosa come “tell me you love is all I need to hear”).
Meno male che alla fine, subito dopo il nulla con struggimento di About You, arriva il folk abbastanza credibile di When We Are Together, insieme a Part Of The Band unico momento in grado di catturare l’attenzione una volta finita quella cena fra amici. Che poi è andata bene anche grazie alla musica; dai, non facciamo troppo i sostenuti ché i tempi sono difficili.
P.S. Se il voto vi pare severo considerate che, rispetto a Notes…, la crescita è di ben tre punti.
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