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I Lankum in concerto al Trabendo di Parigi (12 febbraio 2024).

Dopo False Lankum, disco dello scorso anno, il quartetto irlandese ha ormai travalicato i confini del puro ‘fenomeno folk’, dimostrando un appeal ben più ampio come hanno evidenziato molte classifiche dei migliori album del 2023, inclusa quella di TomTomRock. In generale, la scena dublinese sta finalmente mettendo in luce le sue potenzialità che sembravano meno evidenti negli scorsi anni, il che è un po’ strano per una piccola nazione nella quale la musica si ascolta praticamente in ogni pub e oltre. Il gruppo più in vista della scena post punk, i Fontaines D.C., provengono da lì. L’electro (ma con background punk) di For Those I Love. Persino il rap con il bravo Kojaque e tanti altri. Ovviamente il folk non può mancare, è patrimonio nazionale, tanto quello tradizionale, quanto quello evolutosi negli ultimi decenni, ed è così che Ian Lynch arriva sulla scena con la maglietta che ritrae il volto di Shane MacGowan e che negli encores omaggeranno con una bella ripresa di The Old Main Drag.

Apre Emmanuelle Parrenin

Ad aprire il concerto dei Lankum c’è Emmanuelle Parrenin, figura preminente della scena folk francese degli anni ’70, poi tornata in scena dopo il 2010 con proposte di rivisitazione in chiave sperimentale. Dal vivo è accompagnata da un polistrumentista e insieme, fra loop e suoni live, propongono una lunga pièce che si situa fra Irish folk, ambient, psichedelia e John Cale. Qualcuno fra il pubblico si aggira stranito, ma i fan attorno al palco accolgono con molti applausi la proposta.

La setlist

I Lankum si esibiscono seduti e composti, ma non mancano di comunicativa. Soprattutto Ian Lynch è quello che più di tutti tiene le relazioni pubbliche introducendo i brani, seguito dal fratello Daragh, con qualche incursione di una peraltro sorridente Radie Peat, mentre Cormac MacDiarmada resta quasi sempre silenzioso. Il punto di forza della band, come già su disco, è dato dalla polifonia, perfetta anche live, e dalla capacità di elaborare atmosfere gotiche che accompagnano testi, loro o tradizionali, che effettivamente lo richiedono. Sono comunque in grado di produrre, grazie a una tecnica strumentale non indifferente, anche musica più lieve, diciamo da ballo (quello ubriaco di pub e saloon) come Bear Creek che chiude gli encores.

Lankum concerto

Si parte con la loro bella interpretazione del classico The Wild Rover seguita dalla loro The New York Trader. Il mio momento preferito in chiusura con l’attesa e agghiacciante Go Dig My Grave, e poi, per me inattesa (non avevo letto le setlist del tour), una fantastica  Cold Old Fire, title track del loro primo disco (almeno con il nome di Lankum), che per me resta il loro pezzo più bello fra quelli non tradizionali.

Un’ora e mezza di concerto intenso, una sala piena (quasi mille presenze), band e pubblico felici, insomma una bella conferma del valore dei Lankum.

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Mi piace la musica senza confini di genere e ha sempre fatto parte della mia vita. La foto del profilo dice da dove sono partita e le origini non si dimenticano; oggi ascolto molto hip-hop e sono curiosa verso tutte le nuove tendenze. Condividere gli ascolti con gli altri è fondamentale: per questo ho fondato TomTomRock.

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