Dopo sette anni Anaïs Mitchell ritorna al disco da solista.

Il lungo lasso di tempo dall’ultimo album solista (il potente Young Man In America era del 2012) ha visto  Anaïs Mitchell impegnarsi in progetti di stampo folk come Bonny Light Horseman (con Joshua Kaufman e Eric D. Johnson) e, prima ancora, affrontare le cupe Child Ballads (con Jefferson Hamer). Ambedue i dischi, tra l’altro,  sono da porre al vertice della sua produzione. Ultimamente ha cantato con i Big Red Machine di Aaron Dessner & Justin Vernon, nel loro How Long Do You Think It’s Gonna Last, ma nel contempo ha lavorato con profitto al nuovo, eponimo, lavoro a suo nome. Il disco, pubblicato dalla BMG, appiana un po’ le due anime della cantautrice, quella indie e quella più recente che guarda al passato.

Suoni e musicisti

Squadra che vince non si cambia, e così il connubio con Josh Kaufman continua anche qui.  Il musicista e produttore newyorchese guida una ristretta band che valorizza la voce un po’ languida di Anaïs MitcheIl, tratto che l’ha fatta paragonare a Nanci Griffith, la cantautrice texana scomparsa di recente. Tuttavia la parentela con la Griffith si limita alla similitudine del timbro, più che all’ambito musicale: Nanci stava nei confini del movimento new country come  Anaïs si muove in quello del folk-rock alternativo. Si tratta di un momento felice per la cantautrice del Vermont, basti vedere l’intensità di alcune  apparizioni in video con gli stessi musicisti delle session. La decisione di non dare titolo al disco lo classifica immediatamente come episodio intimo e personale, e Anaïs Mitchell è proprio così, come  il brano che lo apre, Brooklyn Bridge, un appassionato ricordo di baci e taxi newyorchesi.

Un bel ritorno per Anaïs MitcheIl

Quindi,  riassumendo: arrangiamenti scarni, belle melodie, un disco positivamente monolitico e adulto che si concede qualche influenza contemporanea (Laura Marling) e altre del passato (Paul Simon, Shawn Colvin) senza minimamente risultare datato o privo di  ispirazione.  Un apprezzabilissimo ritorno, deciso e maturo, alla carriera solista, nato da attente e calibrate esperienze in buona compagnia…

Anaïs MitcheIl - Anaïs Mitchell
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Recensore di periferia. Istigato da un juke-box nel bar di famiglia, si cala nel mondo della musica a peso morto. Ma decide di scriverne  solo da grande, convinto da metaforici e amichevoli calci nel culo.

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