Un terzo disco dalle sonorità inattese per Declan McKenna: What Happened to the Beach?
Sono passati sette anni dall’esordio (What do You Think About The Car?) di Declan McKenna, una manciata di canzoni acerbe alcune delle quali sorprendenti, poi il secondo disco, Zeros, che invece di essere proverbialmente ‘difficile’ lo conduce su un altro pianeta per qualità di composizioni, e dunque, veterano di 25 anni, ritorna oggi con What Happened to the Beach?
In realtà, ‘oggi’ non è l’avverbio corretto: What Happened to the Beach? è uscito ormai da qualche settimana, ma ho faticato a valutare questa terza prova per la sua lontananza da Zeros e per il cambio di rotta di Declan McKenna. Certo, siamo ancora in ambito pop, forse un po’ meno brit, ma qui prevale una vena gentilmente psichedelica totalmente assente dai dischi precedenti.
Per la produzione, l’inglese sceglie l’italo-americano Gianluca Buccellati, del quale si conoscono molte esperienze, ma soprattutto noto e premiato per aver co-scritto e prodotto l’esordio di Arlo Parks, Collapsed In Sunbeams.
Le canzoni del nuovo disco
Che fine ha fatto la spiaggia? Perché la vita sta davvero cambiando. Ridere del blu e del grigio. Cosa dice, cosa non dice? Vado a Tenerife. Perché la vita mi ha davvero cambiato. Prima piangevo a casa tutta la notte. Ora potrei farlo alla luce del sole
Comincia così il disco, con Wobble e un vago sentore di Vampire Weekend per raccontare il cambiamento portato dal successo e dai tour in giro per il mondo. Molti, nei testi, i riferimenti ai luoghi toccati in questi anni. Stesse atmosfere per Elevator Hum, una patina esotica e ritmi più spezzati di un tempo.
Sympathy è il primo pezzo che può richiamare il passato, ma anche qui la luce del sole si illumina di pop barocco in modo diverso, meno angosciato, meno centrato sulle vicende personali e generazionali. È doppiata benissimo da Mulholland’s Dinner and Wine, come ha dichiarato l’autore nato da osservazioni fatte guidando per le colline di Mulholland.
I momenti migliori sono concentrati al centro
Al centro di What Happened to the Beach? si trovano tutte le canzoni migliori del nuovo Declan McKenna: il sogno psichedelico di Breath of Light, la più immediata The Phantom Buzz (Kick In), sorta di paranoia indotta dall’impressione di sentire il cellulare anche quando non squilla.
Poi il ritmo rallenta, ma la qualità non scema. Mezzanine è un altro piccolo gioiello, e infine si chiude con It’s an Act e la brevissima 4 More Years sulla quale ironizza Declan: su quando l’Inghilterra è stata eliminata dalla Coppa del Mondo. È divertente, ma si spinge anche verso emozioni cupe. Sono molto orgoglioso del testo “four more years”. È successo che l’Inghilterra è stata eliminata dalla Coppa del Mondo e io mi sono seduto con la chitarra e ho detto “four more years”, e suonava davvero etereo. Poi ho pensato “hmm” e quindi è entrata nell’album.
Può darsi che, come me all’inizio, quanti avevano amato il ‘vecchio’ Declan McKenna restino perplessi dall’ascolto di What Happened to the Beach? Tuttavia sfidare le aspettative dei fan è sempre un segno positivo, persino al di là dei meriti. E questo disco di meriti ne ha, comunque, non pochi.
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