Destroyer - Labyrinthitis

Dan Bejar/ Destroyer fa esperimenti di Labyrinthitis sonica

Di album interessanti son piene le fosse dell’oblio. È dal 1995 che il canadese (Vancouver, British Columbia) Dan Bejar pubblica album interessanti – e per giunta in  continua evoluzione – con la sigla Destroyer, sorta di organico fittizio che a lui fa capo (e interessanti sono pure i dischi a nome New Pornographers, indie supergruppo  con Neko Case).Ogni nuova uscita ottiene l’incondizionato plauso della critica. Plaude anche chi ascolta, salvo poi semi-dimenticare il nome fino al lavoro successivo: “Ah già, il nuovo Destroyer”.

Le novità di Labyrinthitis

 Il “nuovo Destroyer” del 2022 s’intitola Labyrinthitis (Merge Records) e, ancora una volta, cambia le carte in tavola  rispetto al lavoro precedente.  In realtà l’iniziale It’s in Your Heart  Now, melodia da crooner notturno con sciabordii elettronici, sembra una outtake di Have We Met, ma già da Suffer il suono si fa intricato e nervoso, a tratti sperimentale e sempre con abbondanza di tastiere variamente vintage.

Diversi momenti sono di sicuro apprezzabili, dall’andatura coinvolgente di  All My Pretty Dresses ai toni spettrali di Tintoretto, It’s for You. E se il funk di  Eat the Wine, Drink the Bread  e la disco di  Takes A Thief suonano un po’ manierate, l’accostamento alle ritmiche ballabili funziona bene nella più sperimentale (e più new wave),The States con testo quasi narrato e coda quasi ambient.

Destroyer sorprende con “L’ultima canzone”

Il problema di Destroyer – come di Father John Misty tanto per fare il nome di un altro eroe alternativo – è che pare sempre calarsi in un certo suono con sicumera piuttosto che con vera passione. Ma quando, ancora una volta, si pensa di avere avuto un’ulteriore riprova di tale assunto, ecco arrivare l’ultima canzone. Si chiama, ma guarda tu, The Last Song (*) ed è una semplice, struggente e finalmente partecipe ballata folk dove la voce un po’ strozzata di Bejar è perfetta per la desolazione delle parole (qui appena meno oscure del consueto): “Fingi  il tuo ‘ciao’/Fingi il tuo ‘arrivederci’/ Giri la testa verso il cielo e dici ‘wow, guarda che sole!’/ Ti alzi, ti metti in piedi/ Ti trasferisci a L.A./ Sei solo un’altra persona che si trasferisce a L.A.”

Chissà che stavolta, anche in forza di una sola canzone (ma questa è una delle tante cose belle dell’ascoltare musica), un album di Destroyer/Bejar non resti vivo più a lungo.

(*) Attenzione agli equivoci. Esiste anche una (pesissima) The Last Song a nome Pig Destroyer.

Destroyer - Labyrinthitis
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Nello scorso secolo e in parte di questo ha collaborato con Rockerilla, Musica!, XL e Mucchio Selvaggio. Ha tradotto per Giunti i testi di Nick Cave, Nick Drake, Tom Waits, U2 e altri. E' stato autore di monografie dedicate a Oasis, PJ Harvey e Cranberries e del volume "Folk inglese e musica celtica". In epoca più recente ha curato con John Vignola la riedizione in cd degli album di Rino Gaetano e ha scritto saggi su calcio e musica rock. E' presidente della giuria del Premio Piero Ciampi. Il resto se lo è dimenticato.

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