Ghostpoet - Dark Days + Canapés recensionePlay It Again Sam - 2017

Il mondo poco solare di Ghostpoet.

Ghostpoet - Dark Days + Canapés recensione
Play It Again Sam – 2017

Sono sempre più numerosi i dischi che hanno come tema le sorti poco magnifiche e ancor  meno progressive del quotidiano occidentale (forse non dovremmo dimenticare che altrove va assai peggio).

Le diverse  declinazioni di questa angoscia del moderno sono, purtroppo e per fortuna, quasi sempre interessanti. Si va dagli atti di accusa intensi e al tempo stesso circostanziati di PJ Harvey e Nadine Shah al malridotto sogno americano di LCD Soundsystem alle ansie politiche dei National e così via. E poi ci sono sempre i Radiohead…

Ghostpoet e il cantar-parlato della modernità difficile

 

In questo ambito meriterebbe maggiori riscontri un personaggio quale Obaro Ejimiwe, in arte Ghostpoet. Il trentaquattrenne londinese nasce come rapper e MC, anche se album dopo album (siamo al quarto)  si è costruito una più articolata dimensione di cantore del disagio. Un cantore che ormai rappa pochissimo e che in questo  Dark Days + Canapés accosta ai beats spigolose chitarre alt-rock  e persino qualche tocco di archi. Non a caso molti lo descrivono come una fusione fra i Fall e Tricky.

Volendo i referenti sono anche altri e non di poco conto. L’asciutta desolazione di Blind As A Bat… procurerebbe una crisi d’ansia a Thom Yorke, mentre Trouble + Me è  truce e intrigante quanto certe cose del primo Nick Cave con Barry Adamson. O del Barry Adamson solista.


Nomenklalura rock a parte, Ghostpoet comincia, come si diceva, a somigliare solo a se stesso. Sommesso e incisivo, laconico e partecipe, pensoso e (a modo suo) groovy. E se proprio bisogna alzare i toni è perché un testo  come quello di Immigrant Boogie (una famiglia di profughi cerca una vita migliore, la fine è tragica), lo richiede. Salvo ritornare subito alla prediletta dimensione sottotraccia nel duetto Woe Is Meee con Daddy G dei Massive Attack.

Molti pregi e pochi difetti in Dark Days + Canapés

Con qualche lampo di luce – ancorché  livida – in più (tipo Freakshow) e qualche giro a vuoto su battute troppo mosce in meno,  Dark Days + Canapés sarebbe un grande disco. Anche così comunque si difende piuttosto bene. Soprattutto evita il rischio sia della retorica sul mondo incurabile sia del miserabilismo fine a se stesso. A volte le mezze misure sono le misure giuste.

Ghostpoet - Dark Days + Canapés
7,7 Voto Redattore
8 Voto Utenti (1 voto)
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Nello scorso secolo e in parte di questo ha collaborato con Rockerilla, Musica!, XL e Mucchio Selvaggio. Ha tradotto per Giunti i testi di Nick Cave, Nick Drake, Tom Waits, U2 e altri. E' stato autore di monografie dedicate a Oasis, PJ Harvey e Cranberries e del volume "Folk inglese e musica celtica". In epoca più recente ha curato con John Vignola la riedizione in cd degli album di Rino Gaetano e ha scritto saggi su calcio e musica rock. E' presidente della giuria del Premio Piero Ciampi. Il resto se lo è dimenticato.

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