Peter Doherty,  Frédéric Lo  e la bella storia di The Fantasy Life Of Poetry And Crime

Questo si sarebbe scritto su Peter Doherty un paio di mesi  fa:

Forse Peter Doherty se la caverà. Si dice che da fine 2019 sia lontano dalle droghe e “dal non avere più vene disponibili”, anche se in un’intervista ha raccontato di sentirsi ancora su “una strada stretta”. Questa la sua vita. Quanto alla sua arte le cose recenti, a proprio nome o con i Puta Madre, lo hanno mostrato volonteroso, ma rispetto al passato di Libertines e Babyshambles suonano malaticce come il colorito del loro autore.

Poi è arrivato un disco:

Oggi il disco intitolato The Fantasy Life of Poetry and Crime (Strap Originals/ Water Music) ci dice che qualcosa di nuovo è successo. E’ successo che nella vita e nell’arte di Doherty, dopo anni di bassa marea, le acque sono risalite e lo hanno portato sulle spiagge davanti alle scogliere di Étretat, Normandia, e a una villa ottocentesca poco lontano. Nella villa c’è un signore brizzolato di nome Frédéric Lo che nello stile pare l’esatto contrario di Doherty e, forse per questo, i due vanno subito d’accordo. La storia è un po’ romanzata, ma non lontana dal vero.

Chi è Frédéric Lo

Polistrumentista, compositore e arrangiatore, Lo ha collaborato con nomi importanti della scena rock-pop francese, fra questi il talentuoso e maudit Daniel Darc (scomparso nel 2013 per overdose di farmaci e stupefacenti). Qualche tempo dopo aver incontrato casualmente Doherty in uno studio di registrazione, gli propone di interpretare un brano di Darc per un disco tributo. Leggenda vuole che Without Use and All Used Up (in originale Inutile et hors d’usage) suoni terribilmente veritiera alle orecchie del musicista inglese. E forse la consapevolezza della triste fine del collega un po’ di paura gliela induce.

Nasce The Fantasy Life Of Poetry And Crime

L’improvvisa ruota virtuosa continua a girare. Doherty è uno dei pochi a cui il lockdown fa bene, tenendolo  bloccato a Étretat dove, nella magione ottocentesca di cui si diceva, appronta insieme a Lo le canzoni di The Fantasy Life of Poetry and Crime. L’inglese scrive le parole, il francese le musiche e gli arrangiamenti; il risultato unisce i due paesi meglio del claustrofobico tunnel o del sovente stomachevole traghetto. La fascinazione per le atmosfere galliche e per il loro elegante savoir faire non è una novità in ambito pop inglese, basti ricordare il recente Chansons d’Ennui Tip-top di Jarvis Cocker o The Night Chancers di Baxter Dury.

Ma anche Lo mostra di conoscere bene quel che succede oltremanica, in particolare la lezione degli Smiths, dei Blur, degli Style Council  o di nomi più esoterici come i Lilac Time. Le canzoni sono eleganti, ariose, fluide, anche quando nei testi – per forza di cosa meno sereni – sopravviene qualche dubbio sul futuro (Invictus) oppure entrano in scena il ricordo delle difficoltà trascorse (The Epidemiologist) o di un amico scomparso (Abe Wassenstein, dedicata al musicista Alan Wass scomparso a 33 anni per un infarto). Il momento più cupo si chiama The Glassblower e, non a caso, parla di soffiatori di vetro che sembrano tanto  persuasori occulti o qualcosa di peggio. Quanto a The Monster non è difficile percepire, a dispetto della sua quasi barocca eleganza, accenni alla terribilità della tossicodipendenza.

In questa rock’n’roll alchemy – dal titolo di uno dei pezzi – l’ingrediente che meno convince è la voce di Doherty che quando deve salire in alto (la title-track, ad esempio) fatica parecchio. I successivi ascolti rendono perdonabile la pecca, dando anzi all’insieme un pizzico di esistenzialismo, di consapevole fragilità. La stessa fragilità che traspare nel bel documentario di Arte (v. sopra) in cui Doherty è l’unico sbulinato  in mezzo a una band di incravattati professionisti e a un quartetto d’archi in nero ineccepibile.

Grazie Frédéric Lo per avere dato vita a questa storia d’amicizia e musica. Quanto a te, Peter Doherty, che la strada diventi sempre più larga. E sicura.

Peter Doherty & Frédéric Lo - The Fantasy Life
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Nello scorso secolo e in parte di questo ha collaborato con Rockerilla, Musica!, XL e Mucchio Selvaggio. Ha tradotto per Giunti i testi di Nick Cave, Nick Drake, Tom Waits, U2 e altri. E' stato autore di monografie dedicate a Oasis, PJ Harvey e Cranberries e del volume "Folk inglese e musica celtica". In epoca più recente ha curato con John Vignola la riedizione in cd degli album di Rino Gaetano e ha scritto saggi su calcio e musica rock. E' presidente della giuria del Premio Piero Ciampi. Il resto se lo è dimenticato.

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