Sons Of Kemet – Black Is The Future

Shabaka Hutchings guida i Sons Of Kemet nel nuovo Black To The Future.

I Sons Of Kemet sono una delle tre formazioni condotte dal compositore, sassofonista e clarinettista Shabaka Hutchings sotto contratto con la Impulse! Le altre sono The Comet Is Coming e Shabaka and the Ancestors. Black To The Future è il quarto disco come Sons Of Kemet. La formazione decisamente originale vede a fianco del leader il vulcanico e instancabile Theon Cross al basso tuba e i due batteristi Edward Wakili-Hick e Tom Skinner.

Ogni disco di Shabaka affonda le sue motivazioni nella vita della comunità nera e nelle contraddizioni della società contemporanea con prese di posizioni artistiche e musicali, prima ancora che politiche, molto radicali e poco inclini a compromessi con la vulgata mainstream. Una nota di copertina chiarisce che «Il significato dell’album non è universale e il contesto culturale dell’ascoltatore modellerà la sua comprensione…ma il messaggio generale rimane lo stesso: affinché l’umanità progredisca dobbiamo considerare cosa significa essere Nero per il futuro.» Ma anche i titoli dei brani se letti in sequenza formano una sorta di poemetto/appello alla sua comunità a non dimenticare il passato e a ergersi orgogliosi nella ribellione.

Un’opera collettiva

Questo nuovo disco di Sons of Kemet si colloca per temperie musicale e politica in continuità col precedente Your Queen Is A Reptile, ferocemente antimonarchico e anticolonialista. Anche qui è il groove pulsante e incendiario e di rara potenza a farla da padrone, non solo per i due funambolici percussionisti, ma soprattutto per l’eccezionale lavoro di Cross col basso tuba vibrante di calore e rabbia. Black To The Future (Impulse!) deve la sua forza comunicativa anche al fatto che appare come una sorta di chiamata alle armi, musicali si intende, della scena artistica e musicale black più radicale.

 

Le molteplici collaborazioni, jazzisti, rapper, mc, poeti non solo arricchiscono le varie tracce, ma danno un forte senso di opera collettiva al tutto, perché se Shabaka ne è il compositore si ha forte la sensazione che il disco promani da tutta una scena unita nella riflessione antirazzista e anticolonialista e nella ricerca profonda delle proprie radici culturali e politiche. E naturalmente il disco riflette anche quanto avvenuto negli ultimi due anni con il movimento Black Lives Matter.

Il jazz contaminato dei Sons Of Kemet e di Black To The Future

È l’accorata e drammatica declamazione in spoken words del poeta Joshua Idehen a caratterizzare l’iniziale Field Negus e a introdurci al clima arroventato del disco. Poi il ritmo si fa incalzante e battente nella trascinante Pick Up Your Burning Cross, sembra quasi sentire il cuore pulsante di una metropoli in rivolta, con la clarinettista Angel Bat Dawid e la poetessa Moor Mother, mentre Think At Home è uno strumentale fra funk e spiritual jazz.

 

Il singolo Hustle, cui collaborano il rapper Kojey Radical e la cantante Lianne La Hava, è la dimostrazione di come la musica di Hutchings sappia e voglia spaziare nelle varie espressioni della musica black per utilizzarne appieno il suo enorme potenziale espressivo. Il disco è arricchito dalle collaborazioni di alcuni fra i musicisti emergenti della nuova scena jazz inglese e americana, ma c’è anche il riscoperto, dopo un periodo di depressione, Steve Williamson. Ancora una volta il jazz contemporaneo e contaminato del musicista anglo-caraibico irrompe vulcanico e incendiario a travolgere i nostri ascolti a conferma della sua straordinaria verve creativa.

Sons Of Kemet – Black To The Future
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Nato nel 54 a Palermo, dal 73 vive a Pisa. Ha scritto di musica e libri per la rivista online Distorsioni, dedicandosi particolarmente alla world music, dopo aver lavorato nel cinema d’essai all’Atelier di Firenze adesso insegna lettere nella scuola media.

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