Suicideboys - Sing Me a Lullaby, My Sweet Temptation tomtomrock

I Suicideboys non perdono tempo: Sing Me a Lullaby, My Sweet Temptation.

È passato soltanto un anno dal loro ultimo disco, Long Term Effects Of SUFFERING, e i Suicideboys sono già pronti con un nuovo capitolo:  Sing Me a Lullaby, My Sweet Temptation (G*59). Formula vincente non si cambia, potremmo dire. Nonostante una copertura mediatica modesta, i cugini Petrou and Arceneaux hanno una schiera nutrita di fans, che già su Reddit discutono la copertina del disco, che rappresenta un arciprete delle Chiesa ortodossa, Viacheslav Reznikov, defunto nel 2011; forse un legame per Petrou, il cui padre è un greco-cipriota, oppure semplicemente un rimando all’immaginario del duo, che spesso attinge a temi religiosi. In Sing Me a Lullaby, My Sweet Temptation la prima traccia si chiama Genesis, nella scaletta troviamo anche Escape from BABYLON ed Eulogy.

La formula del disco

In realtà, i temi dei dischi dei Suicideboys, incluso questo Sing Me a Lullaby, My Sweet Temptation, sono molto più mondani, accostando sesso, commentari sociali, diss, riferimenti alle droghe. Sono anche meno scuri che in passato, forse frutto della disintossicazione di entrambi, già in atto all’epoca del precedente. Musicalmente, cloud rap, influenze southern, horror rap, insomma il loro bagaglio consueto, non mancano. Assommando a complessivi trentasei minuti, il disco si ascolta volentieri, senza veri cali.

I Suicideboys degli esordi e quelli attuali

Insieme a Matte Black, il momento migliore, introdotto da un pianoforte sinistro, è Suicideboys Were Better In 2015, dove si parla di quanti pensano e scrivono che il duo suonava meglio prima della disintossicazione, cioè agli esordi.

È una storia già sentita e con la quale molti artisti si confrontano: ci sono sempre quelli che rimpiangono una supposta “purezza”. Tuttavia, non il loro primo disco ufficiale, I Want to Die in New Orleans, ma il secondo, Stop Staring at the Shadows, è stato davvero, e di gran lunga, il migliore. Forse non è questione, di droghe, ma della necessità, al quarto disco, di provare qualcosa di diverso, pena lo stemperarsi delle idee iniziali, certamente dirompenti, nel già sentito.

Suicideboys - Sing Me a Lullaby, My Sweet Temptation
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Mi piace la musica senza confini di genere e ha sempre fatto parte della mia vita. La foto del profilo dice da dove sono partita e le origini non si dimenticano; oggi ascolto molto hip-hop e sono curiosa verso tutte le nuove tendenze. Condividere gli ascolti con gli altri è fondamentale: per questo ho fondato TomTomRock.

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