Rachel Unthank e Paul Smith dei Maxïmo Park cantano l’aspra Inghilterra nord-orientale.
Se mai venisse teletrasportata quattro-cinque secoli indietro Rachel Unthank rischierebbe un processo per stregoneria. Il perché è presto spiegato. Non contenta di avere inciso lo scorso anno un album folk soprannaturalmente bello come Sorrows Away a nome Unthanks (insieme alla sorella Becky e ad Adrian McNally) adesso riesce in un’impresa ancor più stupefacente. Per registrare Nowhere And Everywhere (Billingham) si è infatti associata a due personaggi che col folk poco c’entrano eppure si esprimono alla grande.
Dunque nel magico magico convegno organizzato da Rachel l’alt-rocker Paul Smith dei Maxïmo Park si dimostra insolito ma autorevole cantante di melodie sommesse e di antiche canzoni tradizionali, così come lo specialista di art-pop David Brewis è produttore essenziale ma avvolgente pur operando in un contesto diverso da quello dei suoi Field Music. Il risultato è misterioso e intrigante, arcano e atemporale. Se non è stregoneria questa…
Nascita e realizzazione di Nowhere And Everywhere
Tornando al XXI secolo e a un tono meno scemo, va subito detto che l’album è un omaggio, fatto di traditionals ma anche di composizioni originali, a quel nord-est dell’Inghilterra da dove Unthank, Smith e Brewis provengono. Dunque si parla di persone comuni dalle vite difficili, ma anche di nobiluomini e creature fatate e, soprattutto, si evocano paesaggi ampi e poco popolati. A volte ci sono solo le voci di Unthank e Smith a incrociarsi e rincorrersi (Seven Tears), a volte è protagonista il clarinetto di Faye McCalman, in altre occasioni appaiono interventi sempre azzeccati come la chitarra elettrica di Lord Bateman o l’harmonium di Horumarye. A proposito di quest’ultimo brano si resta stupiti di come le due voci riescano a evocare, anzi a farti entrare in casa, il suono spettrale del vento sulla brughiera. E allora la faccenda della stregoneria torna di nuovo attuale.
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