Mark Lanegan

La scomparsa di Mark Lanegan.

Era tornato da un paio d’anni in Irlanda, da dove arrivava la sua famiglia, anche se lui era nato a Ellensburg, Washington. Mark Lanegan è morto in una data fatidica, 22022022, ed ha attraversato con stile la musica di questi ultimi trent’anni, da quando con gli Screaming Trees entrò nel calderone della scena di Seattle primi anni ’90, quella che chiamiamo grunge. In realtà, la band era in attività già dalla seconda metà del decennio precedente, producendo un mix di psichedelia e hard rock che non poteva trovare adepti negli anni ’80 pop e new wave oriented, ma che avrebbe presto riguadagnato terreno.

Sing Backwards and Weep

Nella provincia americana, poi, i suoi gusti musicali di gioventù evidentemente non incontravano il favore generale, come ha raccontato nella sua biografia del 2020, Sing Backwards and Weep: “Durante un viaggio in autobus di ritorno da un’altra sconfitta (giocava a football e baseball), qualcuno ha chiesto di sentire cosa stessi ascoltando sul mio Walkman. La mia playlist punk rock è stata diplomaticamente passata in giro in modo che ogni membro della squadra potesse partecipare al mio ridicolo. Non dimenticherò mai come ridevano e mi guardavano come se fossi pazzo”. Folgorato dai Gun Club, come tanti della sua generazione, Mark Lanegan approda alla musica dopo un’infanzia difficile, guai con la legge, ubriachezza. Un problema, insieme al consumo di eroina, che lo accompagnerà fino ad anni recenti.

Mark Lanegan, Kurt Cobain,  il grunge,

Sono in fondo tutti elementi che si ritrovano nella scena di Seattle, nella quale Lanegan stringe amicizia con Kurt Cobain, pur restando marginale rispetto al successo ottenuto dai Nirvana. Lo ricorda, sempre nell’autobiografia, a proposito del famoso Unplugged: Cobain avrebbe voluto averlo sul palco per suonare con lui la cover di Leadbelly, Where Did You Sleep Last Night?, dal momento che Lanegan l’aveva suonata per primo nel suo esordio come solista, l’ottimo The Winding Sheet, ma lui aveva rifiutato perché non gli sembrava il caso, pressoché sconosciuto, di salire sul palco di MTV con una band così famosa.

lanegan

E di tentativi di suicidare la propria carriera Mark Lanegan sembra averne fatti tanti, incluso il non voler portare in tour il secondo disco, Whiskey for the Holy Ghost, che pure aveva avuto ottime recensioni. Nei suoi momenti più bassi, come quelli seguiti al suicidio di Kurt Cobain, in una giornata in cui era troppo fatto per rispondere alle chiamate dell’amico, come lui stesso ha raccontato, era finito senza casa per le strade di Los Angeles o a vendere crack a gente più miserabile di lui.

Le collaborazioni

Eppure, la musica per Mark Lanegan è stata sempre un faro, una passione da vivere anche insieme agli altri. Se guardiamo alla sua produzione, le collaborazioni si sono accumulate nel corso degli anni: Isobel Campbell, Josh Homme, Greg Dulli su tutti, ma poi tanti altri ancora.

 

Il suo disco del 2013, Imitations, potrebbe essere il simbolo di questa voglia di condividere la musica con molti compagni di viaggio. Nell’ultimo decennio la sua produzione, che è sempre stata abbastanza costante nonostante i guai, si è man mano intensificata a partire da Blues Funeral (2013), quasi che negli ultimi anni volesse lasciare il segno. Oltre a Sing Backwards and Weep, aveva pubblicato nel 2017 I Am the Wolf: Lyrics & Writings, una collezione di testi accompagnata da spiegazioni e aneddoti. Li si può immaginare raccontati dalla sua voce, che resta inconfondibile, uno dei simboli del rock di questi decenni, una di quelle sopravvissute all’ecatombe del grunge. Almeno fino a oggi.

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Mi piace la musica senza confini di genere e ha sempre fatto parte della mia vita. La foto del profilo dice da dove sono partita e le origini non si dimenticano; oggi ascolto molto hip-hop e sono curiosa verso tutte le nuove tendenze. Condividere gli ascolti con gli altri è fondamentale: per questo ho fondato TomTomRock.

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