Il ritorno dei Doves e il fiato corto dell’Adult Rock.

Li avevamo lasciati undici anni fa con Kingdom Of Rust e li ritroviamo oggi quasi
inalterati. I Doves piacciono a una fascia di pubblico facilmente collocabile. Un
pubblico adulto e pigro, che non ha voglia di cercare qualcosa di nuovo o di inseguire
propensioni più attuali. E questo ha fatto sì che dopo undici anni di assenza dalla
scena discografica la band inglese schizzasse al primo posto delle classifiche di
vendita d’oltremanica. Probabilmente dopo vent’anni di carriera sarebbe stato bello
festeggiare diversamente. Magari, se non proprio con un disco innovativo, almeno
con un occhio di riguardo a quel poco di nuovo che il rock sta proponendo. Jimi
Goodwin e compagni invece preferiscono restare nella cerchia di quel che viene
chiamato Adult Rock perché, come accade per altre band della stessa serie (Coldplay,
ritorno coincide con un periodo di crisi globale e il “rock” ne mostra i segni.
The Universal Want e le nuove canzoni
Parlare di “nuove canzoni” in questo caso è un eufemismo. Si parte con Carousel, un
brano radiofonico, di facile ascolto, con una linea melodica ammiccante e le solite
chitarre ben calibrate. Si prosegue con I Will Not Hide, poi con Broken Eyes e così
via fino alla fine senza accorgersi che il disco è composto da dieci canzoni dal
momento che, anche prestando la dovuta attenzione, è difficile distinguere un pezzo
dall’altro. Certo stiamo parlando di una band che sa suonare e sa incasellare brani ben
orchestrati e tirati quanto basta, ma l’effetto finale è quello di un compitino riuscito
bene che non decolla mai. Un disco che trasuda nostalgia, già sentito e che
accontenterà chi si aspettava tutto questo e niente di più.
Doves – The Universal Want
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Condivido attraverso il mio blog. Bella recensione
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Grazie, ci fa piacere