Kendrick Lamar - Mr. Morale & the Big Steppers

Dopo cinque anni ritorna Kendrick Lamar con Mr. Morale & the Big Steppers.

Come molti, attendevo con ansia il nuovo album di Kendrick Lamar, a cinque anni da DAMN. Nel mezzo alcune cose sono cambiate: non soltanto i due anni di pandemia, con i previsti concerti estivi europei di Kendrick cancellati, ma anche il suo annuncio della separazione dall’etichetta amica Top Dawg (vedi il protagonista di Duckworth) e la nuova avventura PGLang; senza contare la sua apparizione nel disco del cugino Baby Keem, che non mi aveva entusiasmata nemmeno un po’.

The Heart Part 5

Pochi giorni fa sono arrivati l’annuncio del titolo e del formato doppio (un formato sempre pericoloso) di Mr. Morale & the Big Steppers (PGLang / Top Dawg / Aftermath / Interscope), e soprattutto il singolo The Heart Part 5: incredibilmente bello, tra le cose migliori che Kendrick Lamar abbia prodotto, e non è poco. Pur sapendo che la “serie” The Heart non compare mai nei dischi che seguono, mi chiedevo se la strada seguita sarebbe stata, dal punto di vista musicale, quella indicata dal campionamento di I Want You di Marvin Gaye e dalla fantastica produzione di Beach Noise. Venerdì 13 il disco è arrivato e il primo ascolto mi ha lasciata molto perplessa, devo dire. Mi pareva troppo lontano dalle aspettative generate da The Heart Part 5 (lo è) e confuso, senza una linea precisa. Ci sono infatti voluti tanti ascolti e altri ce ne vorranno, post-recensione, per trovare la dimensione giusta per questo disco. Ma intanto, proviamo a dirne qualcosa.

La produzione

Certamente, il Kendrick Lamar di Mr. Morale & the Big Steppers non è in cerca di singoli: nei primi ascolti avevo pensato che giusto N95 sembrava averne le caratteristiche, e stamattina ne è in effetti uscito il video. Vero è che, con l’eccezione di Good Kid, M.A.A.D City (2012), gli altri dischi pure si apprezzano più nell’insieme che per i singoli pezzi, anche se nei due precedenti ce n’erano (These Walls, Alright, DNA almeno). Mr. Morale & the Big Steppers è un disco con brevissimi interludi parlati, voci che si intrecciano, della compagna di Kendrick Lamar, Whitney Alford (sulla copertina con i due figli della coppia), del consigliere spirituale Eckhart Tolle (famoso in America, dove i suoi libri hanno venduto milioni di copie) e del controverso rapper Kodak Black.

È in primo luogo un disco di parole, un fiume, e d’altra parte da un premio Pulitzer è giusto attenderselo; molte recensioni che circolano in effetti si soffermano soprattutto sui temi del disco e poco sulla produzione, che è affidata a una lunghissima lista di nomi. Ci sono alcuni dei produttori ‘storici’ di Lamar, quali Bekon, DJ Dahi, J.LBS, Sounwave. I Beach Noise realizzano l’iniziale United In Grief, notevolissima, poi un altro paio di episodi. Pharrell, che sta firmando cose eccellenti in questa prima parte dell’anno, produce Mr. Morale, un tappeto di percussioni e di voci femminili (con il featuring di Tanna Leone, dalla nuova etichetta di Kendrick). The Alchemist collabora su uno dei momenti più assurdi del disco, We Cry Together. Lo stesso Kendrick con lo pseudonimo Oklama, e Baby Keem sono accreditati in alcune canzoni, ma la lista è molto più lunga.

Le scelte di Kendrick Lamar di Mr. Morale & the Big Steppers

Mr. Morale & the Big Steppers è un disco doppio per modo di dire, 3 o 4  minuti più lungo di To Pimp A Butterfly, che era singolo. Anche sotto il profilo tematico o musicale non vedo grandi differenze fra le due parti; per ora il disco è uscito solo in digitale, può darsi che l’uscita ‘fisica’ ci dirà qualcosa di più sotto questo profilo. La produzione alterna atmosfere diverse. Alcune rimandano alla dimensione più pop di DAMN: N95, base trap e Kendrick che alterna due voci diverse fra prima,e seconda parte, ma anche Die Hard (r’n’b giusto carino) e Purple Hearts con un featuring di Gosthface Killer e Summer Walker, molto ‘live’ e suonate. Mettiamoci anche Silent Hill con Kodak Black, che a sentire bene è pure materiale da singolo, o Rich Spirit. Completamente diversi da altri momenti più claustrofobici, come la fantastica United In Grief o Worldwide Steppers, oppure l’elettro-lounge di Auntie Diaries. Ci sono poi i momenti in cui le parole di Kendrick aleggiano su trame pianistiche, come Crown o Mother I Sober (con, a sorpresa, la voce di Beth Gibbons) che rinviano al jazz zona Thelonious Monk, ossia in modo diverso da TPAB. La mancanza di compattezza, invece di perdere l’ascoltatore, incuriosisce e spinge a seguire lo sviluppo del disco (come successo con un altro grande, seppur diverso, album uscito quest’anno: quello di Rosalía), che non annoia nonostante la lunghezza. Basta non avere una visione troppo ristretta dell’hip-hop.

Le parole

Per parlare dei testi di Kendrick Lamar in Mr. Morale & the Big Steppers si protrebbero estrapolare frasi dalle canzoni, e ce ne sono che lasciano il segno! La copertina dice già molto: i rapporti di coppia e la paternità sono onnipresenti nel disco, dalla lite furibonda che anima We Cry Together, una canzone che non sarà mai eseguita in tv, perché sarebbe un unico beep censorio, nella quale la bravissima Taylour Paige (un’attrice) e lui si scambiano accuse infuocate, a Father Time, dove Kendrick riflette sul crescere senza padre o in conflitto con il proprio (My niggas ain’t got no daddy, grow up overcompensatin’/ Learn shit ‘bout bein’ a man and disguise it as bein’ gangsta) e sulla difficoltà di mostrare, comprendere e gestire le proprie emozioni; all’inizio della canzone la voce di Whitney Alford gli suggerisce di andare in terapia, cosa che Kendrick ha sicuramente fatto come si evince da altre parti del disco.

Mr. Morale

La necessità di prendersi cura di sé stessi è un altro tema ricorrente, introdotto da Tolle, e conclusivo per Kendrick è il disco, visto che nella traccia finale, Mirror, ripete “I choose me, I’m sorry”. Il complesso del salvatore o del profeta, al quale allude la corona di spine della copertina, e un po’ tutta la dimensione presa dal “fenomeno Kendrick Lamar” sono anche onnipresenti; penso che il Mr. Morale ironico del titolo alluda pure a questo, così come la scelta di farsi accompagnare in tutto il disco dalla voce di Kodak Black, più volte accusato di vari reati, incluso un assalto alla fidanzata. Una parte di sé non è migliore di così (Like it when they pro-Black, but I’m more Kodak Black), una parte ha difficoltà a liberarsi dalle infedeltà o dall’arroganza (The Big Steppers del titolo) che Kendrick interpreta come mancanza di fiducia in sé stesso (Wear masks in the neighborhood stores you shop / But a mask won’t hide who you are inside / Look around, the reality’s carved in lies / Wipe my ego, dodge my pride). Il discorso sull’ambiente e i legami familiari sono ricorrenti: in Auntie Diaries confessa l’omofobia e la transfobia rimosse grazie al rapporto profondo con uno zio transgender; in Mother I Sober, certamente il testo più marcante, compare il ricordo dello stupro della madre quando lui aveva 5 anni (Death threats, ego must die, but I let it purge / Pacify, broken pieces of me, it was all a blur / Mother cried, put they hands on her, it was family ties / I heard it all, I should’ve grabbed a gun, but I was only five) e il sospetto in famiglia che lui stesso fosse stato molestato da un cugino.

È solo una piccola parte di ciò Kendrick Lamar offre in Mr. Morale & the Big Steppers; ancora più della musica, i testi andranno ascoltati con calma per una comprensione e una valutazione migliori. Non mi pare destinato nell’insieme ad avere un impatto simile a TPAB, ma anche questo si valuterà meglio post. Certamente è una ulteriore conferma non solo del talento, ma anche della unicità del rapper di Compton nella scena musicale attuale dove fra un rap-pop sempre più povero e rimandi, revival, ritorni e richiami, di nuovo non c’è poi molto.

Kendrick Lamar - Mr. Morale & the Big Steppers
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Mi piace la musica senza confini di genere e ha sempre fatto parte della mia vita. La foto del profilo dice da dove sono partita e le origini non si dimenticano; oggi ascolto molto hip-hop e sono curiosa verso tutte le nuove tendenze. Condividere gli ascolti con gli altri è fondamentale: per questo ho fondato TomTomRock.

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