I No Age di People Helping People: musica da un garage di Los Angeles
Da qualche parte, nell’enorme città di Los Angeles, c’è un garage dove Randy Randall (chitarrista nonché proprietario del garage in questione) e Dean Allen Spunt (batterista e cantante) hanno registrato il loro nuovo album a nome No Age.
Ed è questa dialettica tra piccolo e smisurato, in stretto collegamento con quelle fra reale e sogno e tra post-punk e ambient, che dà forma a People Helping People (Drag City). Dunque un disco che nasce al chiuso (c’entra anche il lockdown, inutile a dirsi) , ma si espande nelle strade e sotto il cielo della metropoli degli angeli. Succedeva anche nei lavori precedenti come Goons Be Gone e Snares Like A Haircut, peraltro registrati in uno studio vero (da cui i due sono stati nel frattempo cacciati), ma qui la cosa è più evidente. E anche la messa in opera è pregevole forse più in passato, a dispetto degli spartani mezzi a disposizione.
Le canzoni di People Helping People
Sono le canzoni, più raccontate che cantate, a rappresentare la parte che potremmo definire asprezza e disagio urbano, come fa capire quasi subito la pulsante Compact Flashes: “I miei capelli sono andati, sono perennemente sfatto, non riesco ad aspettare”. Però non si può parlare solo di disperazione e/o nichilismo, c’è anche una componente di poetica disillusione in grado di dare un qualche senso a una vita poco entusiasmante.
I referenti sonori sono classici per quanto ben rielaborati in ottica sonora DIY. Violence, unica canzone con una sorta di ritornello, fa pensare a Lou Reed e persino al Bob Dylan 1965. Tripped Out Before Scott ha una melodia circolare che ricorda dei Dinosaur Jr. meno atteggiati e più simpatici. Rush to the Pond fa addirittura spuntare una chitarra acustica e accordi nostalgici di altri garage anni ’60 nella stessa città per poi risalire di un paio di decenni fino ai nervi tesi degli Hüsker Dü. La chitarra elettrica torna protagonista in Plastic (You Want It), però senza essere imperiosa, come si conviene a un ritratto di tranquilla dissipazione.
Gli strumentali di People Helping People
Quanto agli strumentali, loro compito pare essere quello di riattaccare i cocci buttati sul pavimento dalle canzoni. A volte si intromettono disturbi rumoristici (Andy Helping Andy), più spesso domina un’idea di consolatoria serenità che fa pensare a Cluster & Eno e ai loro microfoni verso il cielo (un pezzo s’intitola, guarda caso, Heavenly).
A unire le due anime e i due spazi del disco provvede un elemento sempre più percepibile man mano che si assimilano i molti dettagli di ogni brano , ovvero l’entusiasmo di lavorare sulla musica nonostante una carriera ormai lunga, come ha raccontato Randall in una recente intervista concessa a Tomtomrock.
People Helping People non è adatto a ogni situazione, Anche l’ascoltatore più simpatetico può trovarlo, nel momento sbagliato, irritante oppure confuso. Bisogna saper aspettare. Oppure immaginare un piccolo garage dove due musicisti provano a dare un senso alla sconfinata, abnorme L.A..
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