Squid - Bright Green Field

Gli Squid esordiscono alla grande con Bright Green Field.

Squid - Bright Green Field
Warp – 2021

 

Bright Green Field è l’ennesimo capitolo della saga che, sotto il generico titolo di “post punk”, sta dominando la scena musicale inglese attuale. I responsabili del nuovo atto sono gli Squid. La band di Brighton, dopo essersi fatta conoscere con un paio di singoli e un E.P. debutta alla grande con un album che non sta passando inosservato. Non lasciamoci ingannare dalle apparenze, la varietà di influenze degli Squid è ben più ampia ed articolata di quella degli illustri colleghi che nell’ultimo anno hanno fatto man bassa di consensi da parte di pubblico e critica, tutti entusiasti di vivere di nuovo sotto l’incantesimo provocato dal sempiterno slogan “punk’s not dead”.

Non solo “post punk”

Accostare Bright Green Field agli ottimi album di band come  Fontaines D.C., Idles o Shame è un’operazione che sorge spontanea. Ma basta immergersi nell’ascolto di un lavoro così caleidoscopico per accorgersi che siamo di fronte a  un prodotto quantomeno fuori sagoma pur restando in un contesto conosciuto e molto amato. Gli Squid compiono un’operazione complessa che consiste nel superamento di un genere che ha dominato la fine degli anni ’70 (Joy Division, Wire e i precursori Neu!) proponendo una sorta di nuova new wave grazie a un mix perfetto di sonorità che scivolano dal punk all’industrial per passare a una dance sintetica approdando a un meraviglioso corto circuito elettronico finale. E poi il batterista-cantante non si vedeva dai tempi… degli Eagles!

Il caos organizzato ci salverà

Gli Squid propongono un’infilata di undici brani, alcuni costituiti da brevissimi e deliranti intermezzi in cui, grazie al disordine e a un caos ben organizzato, offrono un magnifico corrimano sonoro per procedere nel disorientamento provocato dall’attuale situazione globale, musicale e non. Ecco quindi che, dopo un’intro, Bright Green Field parte alla grande con G.S.K. e Narrator. Il richiamo ai Talking Heads (così come agli oggi ubiqui Fall)  è inevitabile e ricorre in altri momenti, ma la sapienza degli Squid ci impedisce fin da subito di abbandonarci alla nostalgia canaglia. Proseguendo nell’ascolto è impossibile resistere ai groove di Boy Racers o Paddling per concludere con uno dei momenti migliori: Pamphlets. La traccia finale di uno dei dischi più interessanti dell’anno permette di trovare il bandolo della matassa electro-punk in un ambito strapazzato dagli episodi precedenti.

E alla regia un vero Re Mida

Il deus ex machina degli Squid è il pluridecorato produttore Dan Carey il cui curriculum è troppo lungo da citare in questa sede. Ma alcuni nomi, giusto per farci capire a chi attribuire parte della responsabilità della next big thing in questione, sono necessari:. Fatboy Slim, Hot Chip, Franz Ferdinand, Eugene McGuinness, Kate Tempest, Fontaines D.C. e altri ancora. Gli Squid nascono sotto la migliore stella possibile.

Squid – Bright Green Field
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Ha suonato con band punk italiane ma il suo cuore batte per il pop, l’elettronica, la dance. Idolo dichiarato: David Byrne. Fra le nuove leve vince St. Vincent.

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