Top Tom e Flop Tom
Il miglior live
Nick Cave – Idiot Prayer
Come detto, e come noto a tutti, i concerti sono stati distrutti dal Covid-19 e la categoria Live dell’anno per il 2020 suona improbabile. Causa pressoché totale mancanza di concorrenza (giusto un tardivo Belle & Sebastian e il live di beneficienza degli Arctic Monkeys, peraltro registrati rispettivamente nel 2019 e 2018), il vincitore è Nick Cave con il suo disco in solitudine – niente musicisti, niente spettatori – che è divenuto anche un film.
Il miglior esordio
Working Men’s Club – Working Men’s Club. Un anno senza molti esordi eclatanti, forse anche per l’impossibilità di promozione dal vivo di cui si diceva sopra. Quello del quartetto inglese si distingue per la vitalità e la giovanissima età dei musicisti.
La canzone dell’anno
Declan McKenna – Be An Astronaut
Le belle canzoni per fortuna non mancano mai: qui ci emozionano i richiami forti a Life on Mars, e in più la canzone è un inno pop travolgente
Il video dell’anno
Moses Sumney – Virile
Con un mercato asfittico inutile spendere soldi per un video, meglio far trionfare un’idea (magari non rassicurante); qui conta anche l’interpretazione.
Il testo dell’anno
Bob Dylan – My Own Version Of You
Che dovesse andare all’unico musicista con Nobel è scontato, l’imbarazzo viene soltanto dalla scelta della canzone e alla fine ci siamo orientati sulla cupa ironia di questa.
La copertina migliore
Arca – KiCk i
Come lo scorso anno, scegliamo una copertina non bella in senso tradizionale, ma che rispecchia bene il contenuto del disco e porta avanti un’idea. Ironica e/o temibile.
Menzione speciale per Moses Sumney – Grae: copertina ricca di merito artistico…
La copertina peggiore
Fiona Apple – Fetch the Bolt Cutters
Un disco così importante con una copertina così assurdamente brutta, al punto da risultare persino simpatica. Resta comunque brutta.
Potevano fare meglio
Perfume Genius – Set My Heart On Fire Immediately: andiamo controcorrente perché è piaciuto a tanti. Anche di Idles, King Krule e Protomartyr avevamo preferito i dischi precedenti. Per non parlare di un Morrissey scarso e irritante, del pop annacquato dei Future Islands e della psico-melassa dei Flaming Lips.
Potevano fare peggio
Bob Dylan poteva fare moooolto peggio di così; non ci attendevamo un ritorno con canzoni originali di tale livello; la sua vittoria è un plebiscito. Anche Bruce Springsteen sorprende con un disco decisamente migliore rispetto ai suoi ultimi. Veterani pure loro ma degli anni ’80, The Psychedelic Furs dopo tanti anni di silenzio tirano fuori un disco di livello inaspettato.