Arcade Fire Primavera festivalArcade Fire

Primavera Sound Festival,

Barcellona 1-3 giugno 2017.

Arcade Fire Primavera festival 2017
Arcade Fire

Ricchissimo programma, come d’abitudine, per uno fra i maggiori festival europei. Artisti e band che coprono il più ampio spettro di generi e tendenze della scena contemporanea si alternano su numerosi palchi all’aperto, ai bordi del mare, e in un capiente auditorium. Ormai è un’attrazione internazionale, visto che le 200mila presenze registrate nel corso dei tre giorni contano su oltre un 50% di non spagnoli. Forte la partecipazione italiana.

La vigilia del Primavera

In realtà, al di là dei tre giorni di festival, il Primavera vede alternarsi nei giorni precedenti diversi eventi musicali cittadini gratuiti. Per Tomtomrock, i concerti si aprono la notte fra il 31 e l’1 con l’esibizione di Kate Tempest nel teatro Apolo.

kate tempest primavera 2017
Kate Tempest

Bella struttura storica della scena barcellonese, interni art deco e una gran folla che attende la poetessa inglese, ormai lanciata con il recente Let Them Eat Chaos verso un successo del tutto inatteso. Al Primavera presenta l’integralità dell’album nella sequenza originaria. Che riceve ovazioni per il testo di Europe Is Lost: un dato confortante. E che verso la fine diventa sempre più intenso, proprio come su disco. Kate Tempest sfodera abilità di slammer non indifferenti, tra rap, cantato e parlato, il tutto con grande intensità. Prova convincente e di buon auspicio per l’inizio del festival vero e proprio.

Primavera all’Auditorium, da Nikki Lane ad Annette Peacock

Nikki Lane arriva da Nashville, come spiega anche l’abbigliamento rural-truzzo. La definiscono la nuova Wanda Jackson o addirittura la “nuova regina del country”. In realtà  è l’ennesimo riciclaggio di stereotipi country – e ritmica vagamente rock – con le strofe delle canzoni che già spiegano come andrà il ritornello. E la voce è un miagolio. Alla fine resta in mente solo You Ain’t Going Nowhere, ma perché l’ha scritta Bob Dylan.

Annette Peacock Primavera 2017 concerto
Annette Peacock

Buffo che subito dopo salga sul palco dell’Auditorium un personaggio del tutto diverso quale Annette Peacock, icona avantgarde amatissima da Brian Eno, David Bowie e tanti altri. Palco semibuio e nessuna interazione con il pubblico, eppure la settantaseienne Peacock affascina per la sua fusione fra melodie da evergreen e campionamenti, liriche sentimentali ed elenchi di droghe. Alla fine lascia la scena a piccoli passi dando l’impressione di dissolversi nel buio.

Miguel e Solange. L’r’n’b sui palchi principali del festival

Si cambia atmosfera sulla scena principale del festival, che vede di fronte il palco Heineken e il Mango, due sponsor del Primavera. Sul primo si esibisce Miguel, del quale si attende il nuovo disco, dato che Wildheart risale ormai al 2015. Il cantante losangelino dal vivo è una forza della natura. Ballerino, voce eccezionale, energia enorme, è accompagnato da una classica formazione basso-chitarra-batteria, che dispiega altrettanto entusiasmo. Lo show è davvero divertente e non fa che crescere, riservando nel finale i suoi due brani migliori: Wave e Coffee.

Miguel Primavera festival concerto
Miguel

Se Miguel incorpora nel suo r’n’b elementi rock, soul, reggae, è il jazz il tratto dominante nel disco e nella performance di Solange, molto attesa e affollata. Diverso anche l’approccio: ‘naturalistico’ quello di Miguel, che conta soprattutto sulla sua presenza scenica. Molto più costruito quello di Solange, che si muove su uno scenario rosso-arancio, completamente vestita di rosso fuoco al pari dei bravi musicisti e coristi. Il fatto che le scenografie siano curatissime niente sottrae alla bravura e alla spontaneità di Solange. Prevalgono i brani dall’acclamato A Seat At The Table dello scorso anno, con l’iconica Don’t Touch My Hair a concludere il set. Non prima però di essersi scatenata durante F.U.B.U., quando percorre le transenne cantando “For us, this shit is for us” insieme con gli spettatori di colore in estasi. E non solo loro.

Solange Primavera 2017
Solange

Unexpected Primavera: Arcade Fire a sorpresa

Una notizia circola da alcune ore. Qualcosa di sorprendente dagli Arcade Fire, che hanno disvelato il nuovo album (ancora top secret) nel corso di un concerto privatissimo, per pochi fortunati, qualche settimana fa. Nel dubbio, è il caso di avvicinarsi al palco effimero installato in riva al mare (e dove già si raduna una piccolo folla). La conferma arriva quando un simpatico addetto alla sicurezza mostra il proprio badge su cui campeggiava in bella mostra il magico nome: Arcade Fire.

Arcade Fire Primavera Concerto
Arcade Fire

E infatti, al tramonto, sotto un cielo infuocato, fanno la loro comparsa. Sono le note della nuovissima Everything Now, che mischia sonorità à la Abba alle più classiche nuance Arcade Fire, a dare il via allo show. Il brano è già amatissimo dai fan del gruppo, che intonano tutti i pezzi in scaletta insieme alla band. Setlist di primissimo livello, con perle come Haiti e Rebellion e i superclassici Reflektor, Ready To Start, Afterlife, Sprawl II e No Cars Go. Oltre a Everything Now, il gruppo ha presentato un’altra traccia dal nuovo album previsto per fine luglio, Creature Comfort. Band in forma perfetta con i fratelli Butler e Régine padroni della scena e scatenatissimi, così come gli altri membri della band.

The Zombies: 50 anni (e più) di carriera e non sentirli

Fra i grandi dischi prodotti dall’anno 1967, Odessey And Oracle degli Zombies è uno di quelli che ha avuto minori riconoscimenti rispetto ai meriti. Bella e doverosa dunque l’idea di riproporlo per il cinquantennale dell’uscita suonando “ogni singola nota” registrata a suo tempo, come spiega Rod Argent.  Il risultato è così commovente e vitale da evitare ogni effetto nostalgia. Il 1967 diventa “ora” e i 40 minuti dell’esibizione sono un moderno inno alla gioia con l’apoteosi finale di Time Of The Season (complimenti a Colin Blunstone per una voce pressoché immutata). Inevitabile la standing ovation conclusiva e il bis di She’s Not There.

The Zombies Primavera Concerto
The Zombies

Granitici gli Afghan Whigs

Il set degli Afghan Whigs è una lectio magistralis di rock senza fronzoli e al tempo stesso carico di emozione. Greg Dulli ha ormai l’aspetto di un benzinaio della Route 66 e al tempo stesso mostra un controllo assoluto del palco. La voce è meno duttile di un tempo, come scrivevamo nella recensione di In Spades, eppure non si spezza mai. Oltre a restare a dir poco granitica. Cinque secondi di intro e parte l’ovazione per classici vecchi e nuovi come Gentlemen o Algiers. Non c’è un momento di pausa e viene da pensare che Dulli, uomo molto provato dalla vita, possa stare bene solo sul palco. Un eroe, insomma.

Afghan Whigs Primavera 2017
Afghan Whigs

Bon Iver emoziona 

Altro nome attesissimo della prima giornata, Bon Iver ha fatto il suo ingresso sul palco Heineken verso le 22.30.  Si inizia subito con una sequenza di straordinario impatto con 22 (Over soon), 10, 715 Creeks e 33 Gods, splendidi brani tratti da 22, A Million,   che il pubblico ascolta, stranamente per un festival, in silenzio quasi religioso, incantato dalla voce in falsetto di Justin Vernon. Un breve intervallo con i vecchi successi Beach Baby e Brackett, Wi, per poi ritornare al nuovo album, con 21 Moon Water e la ccommovente 8 (circle). C’è spazio anche per Holocene e il concerto, davvero di livello straordinario, si chiude sulle note di una Skinny Love da brividi, la voce accompagnata solo dalla chitarra acustica.

Intermezzo heavy metal con gli Slayer

Mentre Bon Iver suona, sul palco di fronte provano gli Slayer. E si sente! Araya & Co. sono invecchiati ma la potenza del suono resta, ed evidentemente ne sono fieri, visto che sottolineano l’unicità della loro proposta rispetto al resto del festival. Che poi è vero fino a un certo punto, visto che la musica d’impatta non manca. Classici e meno classici si susseguono, magari tutti un po’ uguali, anche se, lasciate per la fine, Raining Blood e South Of Heaven restano dei classici non solo ‘di genere’. Il pubblico numeroso risponde con un mosh pit impressionante.

La nostalgia di scena al Primavera con i Damned

The Damned Primavera 2017
The Damned

E parlando di musica d’impatto, come perdersi i Damned? Sul palco della formazione originaria restano Dave Vanian e Captain Sensible, aiutati da Monty Oxymoron (nome appropriato a uno vestito così), Stu West e Pinch. Sotto il palco un bel campionario di nostalgici del punk della prima ora. Vanian si presenta elegante, concedendosi solo i guanti, ormai dismesso il costume da vampiro. Mentre Captain Sensible non si risparmia niente ed ha il cappellino rosso e la maglietta a strisce d’ordinanza. Però Wot non la suonerà. E’ il repertorio classico e meno classico della band a venir sfoderato, inclusa la cover veloce ed efficace di Alone Again Or dei Love. E poi New Rose, Smash It Up e così via. Quando il concerto entra nel vivo i nostalgici si svegliano e pogano come ai bei vecchi tempi. Molto demenziale ed estremamente divertente. Che è poi l’essenza dei Damned.

La notte psichedelica dei King Gizzard & The Lizard Wizard

Perfetta per le due di notte è la musica di King Gizzard & The Lizard Wizard. O fuggi a letto annichilito dal muro sonoro oppure  usi queste trame sonore infinite come viatico per tirare l’alba, magari con qualche aiutino. I pezzi si somigliano tutti, ma è il tiro che conta e chi è troppo giovane per avere sentito gli Hawkwind o i Black Sabbath negli anni dello splendore trova di sicuro nella band australiana un apprezzabile succedaneo. In più ci mettono anche un po’ d’ironia e questo aiuta ad apprezzarli.

Ottimo concerto per Iosonouncane

Iosonouncane Primavera Festival 2017
Iosonouncane

Unico nome italiano in cartellone è Iosonouncane e molti sono gli italiani sotto il palco ad ascoltarlo. La potenza sonica dell’esibizione attira in breve un bel po’ di pubblico che probabilmente non lo conosce e di sicuro lo apprezza. I pezzi dell’album Die vengono riproposti secondo l’ormai collaudata chiave che fonde industrial, prog e pop italiano anni ’70. La carica espressiva è persino superiore ad altre occasioni, forse per il contesto ‘importante’. E la compattezza della band lascia a più riprese piacevolmente attoniti.

I Mogwai sorprendono il Primavera

Protagonisti dell’Unexpected Primavera di venerdì sono stati i Mogwai. Giunti a sorpresa a Barcellona, hanno suonato integralmente il nuovo album Every Country’s Sun, in uscita il primo settembre. Come per gli Arcade Fire, location suggestiva in riva al mare e all’ora del tramonto (d’altronde il palco è il Bacardi). Prima traccia Coolverine, svelata a metà maggio, che si colloca nel solco di quelli del precedente disco, Atomic. Perfetta dunque per accompagnare le immagini di un film. Sarà un album estremamente variato il nuovo degli scozzesi. Accanto alle tracce con in primissimo piano i classici crescendo di chitarra, nella più pura tradizione Mogwai, non mancano, nuance  meno epiche e più ariose, come quelle offerte da Party in The Dark. La parte più interessante del concerto mi pare tuttavia quella finale con una menzione speciale per la title track, tutta in accelerazione, che ha chiuso bene il set.

Il groove di Sampha

Sampha primavera festival
Sampha

Un personaggio curioso è Sampha. Robusto nel fisico, introverso nei modi e improbabile nell’acconciatura, propone un soul moderno dalla grande allure melodica e dall’eccellente groove. Che conferma e amplia le molte cose buone proposte dall’album d’esordio Process. La scenografia è nulla, così come il suono è essenziale. Però l’intensità è indiscutibile, come dimostra la hit Blood On Me. Grazie soprattutto al contributo dei due giovani percussionisti, uno dei quali scatenato in modo simpaticamente maldestro. Il momento più commovente è però quello in cui Sampha resta solo per la dichiarazione d’amore al proprio pianoforte: (No One Knows Me) Like The Piano.

Neo-hippies con Mac DeMarco

Di nuovo cambio di genere e atmosfere con Mac DeMarco, che ci proietta verso un’immaginaria California neo-hippie. Il musicista canadese e la sua band sono visibilmente fatti e nella prima parte del concerto infilano le canzoni di Salad Days e del nuovo This Old Dog con tutta tranquillità. Fin troppa, almeno per chi scrive. Ma il suo pubblico visibilmente apprezza queste ballatone tirate per le lunghe, senza troppo capo né coda.

Mac DeMarco Primavera Sound 2017 concerto
Mac DeMarco

Verso la fine DeMarco avvia uno di quei numeri per cui è famoso. Fa alzare il batterista, che ha suonato nudo con scarpe e cappellino. Il quale dimostra così di potersi permettere la nudità. Poi comincia a spogliarsi anche lui, restando in mutande e calzini bianchi mentre si dà fuoco con l’accendino ai peli. Demenziale, scemo, divertente, si farà ricordare più per la conclusione che per la musica prodotta sul palco.

Il fascino misterioso (ma ormai acquisito) di The xx

Che The xx siano una band dal successo ormai planetario suona un po’ strano, dato che la loro musica non è poi così ammiccante alla commercialità. Anche sul palco, fatta eccezione per la camicia dorata di Oliver Sim, il glamour è ridotto all’essenziale.  Quella con cui il pubblico (che sa a memoria ogni canzone di I See You), entra in sintonia è l’intensità molto interiorizzata del trio inglese, che ogni tanto apre squarci melodici di grande nitidezza.

The xx Primavera concerto
The xx

Forse è la musica perfetta per una generazione che guarda troppo lo schermo del cellulare e ha bisogno di qualcuno che esprima in propria vece emozioni atrofizzate. La voce di Romy somiglia moltissimo a quella di Tracey Thorn e per gli spettatori più attempati l’effetto è tanto straniante quanto suggestivo.

Rap d’assalto al Primavera con Run The Jewels

Ormai una presenza costante nei grandi festival di tutto il mondo, Run The Jewels sono attesi da una folla carica e già entusiasta. In effetti il duo si è guadagnato la fama di essere una potenza dal vivo, e così sarà anche stasera. Rispetto alle proposte in studio, dove non mancano alcuni tratti melodici, dal vivo Killer Mike ed El-P, accompagnati da un ottimo dj, sono puro hardcore.

Run the Jewels concerto Primavera
Run the Jewels

La scena è semplice, con il pugno e le dita a mo’ di pistola in alto, e qualche luce. Ma i due fanno spettacolo, sputando rime veloci e mostrando un affiatamento perfetto. Il repertorio pesca da RtJ 2 e 3, ma il set si conclude con il loro primo brano omonimo. Particolare menzione per Lie, Cheat, Steal. Neppure un guasto tecnico all’inizio, preso con humor dal duo, riesce a fermarli. Chiaro perché gli organizzatori continuano a invitarli.

Jamie xx chiude la seconda serata del festival

Difficile dare un seguito a un set così. Quindi, invece di andare a cercare altri concerti, ci rilassiamo con il dj set di Jamie xx, chiamato a rimpiazzare Frank Ocean dopo un colossale e infame bidone tirato a pochissimi giorni dall’inizio. La scelta dei pezzi appare estiva e festivaliera più che in altre occasioni. Jamie è sempre bravo ma è difficile considerarlo un vero e proprio concerto. Ma per il momento è più che abbastanza, se ne riparla per il giorno successivo.

Il terzo giorno del Primavera si apre con Weyes Blood

Weyes Blood Primavera concerto
Weyes Blood

La californiana Weyes Blood conferma pregi e difetti dell’odierna canzone d’autore. La voce ha maggiore potenza rispetto a molti colleghi e colleghe. Anche il suono evita i pericoli dell’intimismo cercando una dimensione a tratti quasi epica, come già aveva mostrato l’album Front Row Seat To Earth . Manca però qualcosa, soprattutto a livello di inventiva strumentale, e c’è sempre l’impressione di una qualche freddezza espressiva. Inguardabile l’abbigliamento a metà fra il giullare di corte e il bagnino del bassista/tastierista del gruppo.

Un po’ di world music al festival: Junun

Shye Ben Tzur e i Rajastan Express hanno pubblicato nel 2016 l’album Junun, in collaborazione con Jonny Greenwood dei Radiohead. Mélange di sonorità orientali e occidentali, è ancora più affascinante e coinvolgente nella dimensione live. Sono arrivata presso il palco in riva al mare mentre erano in corso le prove e ho avuto riprova del grande affiatamento fra i musicisti. Bravo anche il giovane chitarrista che si esibiva al posto di Greenwood, in tour con i Radiohead.

Junun live Primavera
Junun

Si è trattato di un’esibizione divertentissima e, al tempo stesso, di alto livello. In scaletta tutti i brani dell’album fra i quali si segnala la splendida e commovente Allah Elohim. Bella la chitarra à la Radiohead su cui si inserisce un canto alternato fra sufi ed ebraico.  Una conferma assoluta per un esperimento musicale più che riuscito.

Thurston Moore sul palco nascosto

Sono andati a ruba i biglietti necessari per accedere all’Heineken Hidden Stage dove si esibisce l’ex Sonic Youth Thurston Moore, in tour per presentare il nuovissimo album Rock N Roll Consciousness. Pubblico di fan di vecchia data dei Sonic Youth, felici di poter assistere a un concerto così intimo e a una distanza tanto ravvicinata da un mostro sacro. In una sala illuminata da un fascio di luce verde mela, Thurston Moore propone brani dagli ultimi due album, The Best Day e il citato Rock N Roll Consciousness.

La dimensione live consente agli astanti di osservare il modo in cui Moore gioca con la chitarra dando vita alle sue famose distorsioni e a magie sonore di rara intensità. Si inizia con Speak to the Wild, da The Best Day, cui segue Ceasefire, brano intensissimo del 2017. Lo spazio per i brani da Rock n Roll Consciousness arriva in coda, con la lunga e bella Turn On,  che passa da momenti di grande dolcezza a tratti più selvaggi e intensi che si intrecciano a un testo folgorante. In chiusura Aphrodite, che Thurston suggella con una interminabile distorsione, per la gioia del pubblico più noisy.

Routine di classe per Van Morrison 

Van Morrison Primavera 2017
Van Morrison

L’Irish cowboy Van Morrison è ormai tanto piacevole quanto ovvio. Anche al Primavera  si produce in un vero e proprio “Greatest Hits Live” snocciolando i classici di tutta una carriera in chiave soul-r’n’b. Have I Told You Lately, Moondance,Wild Night scorrono via rapide, senza traccia alcuna delle viscerali improvvisazioni verbali e strumentali dei concerti di un tempo. D’altronde, per quanto la voce mantenga il suo timbro perentorio, 72 anni anni non sono pochi. Alla fine, come da copione, arriva l’apoteosi vagamente telecomandata di Gloria. Van The Man se ne va prima della fine del pezzo e non ritorna a salutare il pubblico. E’ fatto così, d’altronde.

Chiusura epica per il festival: si comincia con i Metronomy

L’ultima serata sui due palchi principali del Primavera comprende alcuni fra i nomi maggiori. Aprono le danze, è proprio il caso di dirlo, i Metronomy in formazione a cinque. Sono vestiti di bianco contro un set di luci sulla stessa tonalità, con l’eccezione di Olugbenga in camicia afro.

Metronomy Primavera 2017
Metronomy

Più che presentare l’ultimo Summer 08, dal quale comunque spicca la bella 16 Beat, la band di Joseph Mount pesca nel repertorio scegliendo un po’ da tutti i dischi. Quando è in modalità dance, come su Old Skool, il gruppo eguaglia in frenesia LCD Soundsystem. Cioè quanto di meglio il settore possa offrire. Ma Joseph Mount ha anche scritto tante ballate con un tocco di malinconia che lo rendono unico. E quindi largo a The Bay, I’m Aquarius, The Look. Senza contare l’apoteosi di Love Letters. Questo per dire che i Metronomy sono ormai una delle realtà più interessanti in circolazione, tanto in studio quanto dal vivo.

Amazing Grace Jones incanta il Primavera

Non avrà il pubblico numeroso degli Arcade Fire, ma ha sicuramente i fans più assatanati per la prima fila. Grace Jones è leggenda, e anche la performance di stasera conferma la sensazione che non sia proprio umana come tutti noi, che ci sia qualcosa in più. Intanto la voce, straordinaria com’è sempre stata. E poi la presenza scenica perfetta, la simpatia e l’humour: come quando, dimenticate le parole di Libertango, si rivolge alla band o piuttosto a se stessa dicendo “I’m supposed to sing”. O come quando si allontana dalla scena, in un angolo nascosto, e durante i cambi di abbigliamento e acconciatura continua a scherzare e persino a cantare.

Grace Jones Primavera
Grace Jones

Se poi aggiungiamo la qualità delle canzoni e una band straordinaria, ecco spiegata la leggenda. Entra in scena con Nightclubbing, conclude con Pull Up To The Bumper, dove la gestualità spiega bene il significato, e si fa portare in trionfo da un volontario della security a salutare le prime file. Nel mezzo una Love Is The Drug assassina, la splendida Williams Blood dal suo ultimo Hurricane, Slave To The Rhythm cantata mentre muove il bacino in un hula hoop impossibile. E con l’hula hoop presenta anche la band! C’è persino una canzone nuova con tanto di ballerino/atleta.  Amazing Grace, come intona lei stessa a un certo punto.

Lo show più atteso del festival: Arcade Fire, ovviamente

Appena finito lo spettacolo, bisogna correre verso il palco di fronte, dove stanno cominciando Arcade Fire. Bella impresa, visto che raccolgono un pubblico di decine di migliaia di persone, il più folto di questa edizione del Primavera. Ora, lamentarsi del troppo, può sembrare assurdo. Ma la sequenza Metronomy Grace Jones Arcade Fire, uno a dieci minuti dall’altro, è eccessiva. Intanto, perché potenzialmente avrebbero lo stesso pubblico. Se nel mezzo ci fossero stati, ad esempio, gli Slayer, non ci sarebbero stati problemi.

Arcade Fire Primavera Festival
Arcade Fire

Invece così la scelta è tra scapicollarsi o rinunciare a qualcosa. E poi, con negli occhi e nel cuore ancora Grace Jones, ammetto la difficoltà di concentrarmi sul concerto dei canadesi. Everything Now è proposta pressoché in apertura. Bella canzone, anche se manca l’impatto che ebbe a suo tempo Reflektor. Anche le altre, peraltro non molte, nuove proposte, ancora faticano a salire al livello delle vecchie canzoni. Magari è solo questione di tempo. Invece Here Comes The Night Time e Reflektor sono magnifiche. E riuscire a proporre a un pubblico così (cioè con tanti che chiacchierano invece di ascoltare) canzoni difficili come quelle di Neon Bible e di Suburbs è una scommessa che gli Arcade Fire vincono. Ancora manca la compattezza dello spettacolo proposto nell’ultimo tour, ma i festival sono solo il riscaldamento. Confidiamo che il meglio debba ancora arrivare.

Si chiude (quasi) con Skepta

Se nella conclusione della giornata precedente ci eravamo rilassati con le note di Jamie xx, Skepta non fa lo stesso effetto. Il bravissimo rapper, premio Mercury lo scorso anno, è incisivo, veloce e tutt’altro che rilassante. Allo stesso tempo la sua proposta, pur restando nell’ambito ritmico e d’assalto del grime, non trascura la melodia. Ottimo il risultato finale, e non è poco visto che sono quasi le tre, e che sul palco è solo con il suo dj.

Primavera in città con The Make-Up

Ma non è davvero finita. La domenica il Primavera continua in città, al CCCB, spazio dedicato alle arti contemporanee. Tre palchi, diverse band, fra le quali scegliamo di vedere i  Make-Up. E come rinunciare? La band aveva realizzato alcuni dischi splendidi negli anni ’90, e Ian Svenonius è un frontman eccezionale.

The Make-up Primavera 2017 concerto
The Make-Up

Passa infatti buona parte del concerto tra il pubblico, o sopra il pubblico (inevitabilmente esilarato). Si infila il microfono in bocca fino a spaccarsi un labbro. Un trio di musicisti lo accompagna alla perfezione. Della formazione originaria riconosciamo certamente Michelle Mae. Il piglio è un po’ meno soul che in studio, il falsetto non sempre viene ripescato, ma lo spettacolo è impagabile e per noi sigilla alla perfezione il festival.

Mariangela Macocco ha recensito Arcade Fire (primo concerto), Thurston Moore, Bon Iver, Mogwai, Junun. Marina Montesano: Kate Tempest, Miguel, Solange, Damned, Slayer, Mac De Marco, Jamie xx, Grace Jones, Arcade Fire (secondo concerto), Skepta, Make-Up. Antonio Vivaldi: Nikki Lane, Annette Peacock, Zombies, Afghan Whigs, King Gizzard & The Lizard Wizard, Sampha, Iosonouncane, The xx, Weyes Blood, Van Morrison      

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