Un inno ipnotico e malinconico al desiderio di tornare a condividere la musica fisicamente. (Giovanni Ferrari)
Tre mesi fa o una vita fa Bob, indenne dai disastri della musica da lockdown ci regala questa perla graffiata da voce roca, medicina amara e salvifica al tempo stesso. Mantra , lamento, inno, consolazione. Tutto questo è anche di più. Moltitudini appunto. Da ascoltare al tramonto, nel mio Papeete ideale. (Elena Righini)
Difficile trovare un altro brano che somigli così tanto al moto d’animo che mi pervade e mi consuma in questo surreale 2020! Lo ascolto rapita e sento la sofferenza e l’angoscia trasformarsi gradualmente in pura bellezza. Come un fiore che si apre al sole durante il crescendo centrale pieno di pathos, ma che bruscamente viene interrotto da un devastante temporale inatteso, così mi sento io. Chissà di chi sono le distorsioni vocali di “bargeldiano” sapore sul finale. Forse le mie. E le sento solo io. (Francesca Bassani)
Bob Dylan – Key West (Philosopher Pirate) (Rough and Rowdy Ways)
Soltanto Dylan ti fa sentire il rollio della nave sull’acqua mentre, unico Capitano, ti guida verso la sua Tortuga. E lì ti accorgi che ha lasciato il suo ennesimo, splendido, infinito testamento. (Tore Sansone)
E venne l’estate! Sì, quella stagione alla quale tutti anelano salvo poi lamentarsi perché fa troppo caldo. D’estate, ho notato, persino a Parma e a Dobbiaco fa caldo. A me l’estate piace. E tanto. Il caldo, i ritmi lenti, il mare, le persone che non sono tutte infagottate … Blinding by the Light di The Weeknd, un disco scioccamente relegato nella categoria easy listening. Un album meraviglioso e gustoso come una entrée. Dolce e salato e fatto di puro amore. Da ballare fino all’esaurimento. (Gian Luca Valentini)
Jah Wobble Feat. Mark Stewart – A Very British Coup
In questo pezzone di Jah Wobble, vecchia lenza del basso, ci trovi dentro pure Levene e Dudaski ex PIL e quella bella animaccia di Mark Stewart e poi pure Youth che produce… Se non è un disco per l’estate di quelli che faranno battere piedini e singultare i nostalgici, altri non riesco ad immaginarne. Jah Wobble, affidandosi pure a Andrew Weatherall per il remix, rimarca lo stilema che già fu delle recenti uscite del Pop Group, una dance pervicace e penetrante, con l’eterno strazio di Stewart che Dio non voglia diventi mai un cantante. (Marcello Valeri)
Quando la rivista mi ha chiesto di scegliere una canzone per questa strana estate sospesa fra la speranza di un ritorno alla normalità e l’incubo che i profeti di sventura ci annunciano con sadico piacere per l’autunno, la mia scelta è caduta su All Seems Better di Lavinia Blackwall. Forse canzone poco estiva e spensierata, ma la cui vena malinconica e nostalgica ben si presta al rimpianto e al ricordo di altre estati, forse più serene, certamente più ricche di musica e di emozioni. (Ignazio Gulotta)
Da un bel disco come Who Sent You il mio brano per l’estate è No Más. Spoken Poetry impegnato e Free Jazz si incontrano dando vita ad una miscela trascinante e suonata in maniera sontuosa. Mi farò accompagnare in vacanza dalle originali atmosfere musicali e dal surrealismo dei loro testi. (Alberto Valgimigli)
Benjamin Biolay – Comme Une Voiture Volée (
Grand Prix)
Ce ne sarebbero di belle canzoni quest’anno. Magari di quei gruppi un po’ di nicchia che mi fanno sentire più figo a citarli perché io non seguo la musica che piace a voi, quel rock di cui non se ne può più o la trap, anche quella che palle… Ma siamo in un’estate dove tutto è strano, dal “distanziamento sociale” (termine inaccettabile), ai voli aerei cancellati, all’ossessione per le mascherine. Chi mai l’avrebbe detto! Ma in tutto questo una canzone che ci ricordi che siamo in estate e che sotto
l’ombrellone esiste una musica “estiva” possiamo averla??? Sì, eccola. (Mauro Carosio)
L’ho già ascoltata tante di quelle volte, da febbraio in poi, che certamente l’ascolterò anche ad agosto, quando generalmente parto fornita di tanti dischi, e poi ne voglio sempre ascoltare altri ai quali non avevo pensato. Per fortuna c’è internet … Lil Wayne in versione ultra malinconica in questa storia di amori finiti male che prende il nome da un cestista e che mi ricorda perché alla fine degli anni ’80 mi sono innamorata del rap: un sample soul (dai misconosciuti Band Of Thieves, Love Me Or Leave Me), il flow, i giochi di parole, le frasi che si accavallano…. Questa è una versione aggiornata ai tempi della trap e va bene così, perché Lil Wayne ha inventato molto di ciò che si sente oggi nel settore, e si conferma fra i grandi di sempre (
l’ha detto pure Obama)
(Marina Montesano)
Exene Cervenka è la solita ragazzaccia impenitente: canta come se il tempo non passasse mai e dopo ventisette anni di silenzio ha il coraggio di metterci dentro un rockabilly scatenato e surfeggiante. In Water & Wine gli X vi faranno venir voglia di ballare buttando le sedie sui tavoli. Per un momento è come se quel diavolaccio (che ci manca tanto) di Lux Interior – se non proprio Elvis – si fosse catapultato dall’aldilà a passare l’estate con noi. Chitarre, addirittura sassofoni e rock ‘n’ roll. Vi farà l’effetto di un daiquiri gelato all’inferno. (Enio Bruschi)
Palme ondeggianti, brezza marina e capelli scomposti dal vento. Il tramonto californiano tratteggiato da Paul Weller evoca ricordi che hanno il sottile ma efficacissimo potere di assumere una dimensione collettiva. E poco importa se Malibu o Venice Beach restano mete sognate ma irrimediabilmente lontane. (Ida Tiberio)
La mia scelta per il brano dell’estate 2020 cade su The Adults Are Talking, brano di apertura di uno dei dischi migliori apparsi in questo primo scorcio d’anno. Una traccia che rievoca da subito le sonorità tipiche della band, svelando contemporaneamente il raggiungimento di una nuova e inattesa maturità stilistica. Un folgorante giro di basso assicurato da Nikolai Fraiture, scandisce, in dialogo con la batteria di Fab Moretti, il ritmo, creando il fondo perfetto per introdurre la parte cantata, lasciata alla voce di un Julian Casablancas in forma smagliante, come al solito in bilico fra impegno e divertissement. Perfetto. (Mariangela Macocco)
Nell’immaginario collettivo poche cose sono più estive del mare. Certo, quello di Greg Dulli è un mare che ha poco di allegro e spensierato e molto di inquietante e angoscioso. Ma, in fondo, intonato a tempi calamitosi come questi. E poi, con un po’ di fantasia e molto ottimismo, sulle sue note si potrebbe perfino ballare! (Renzo Nelli)
Quasi sette minuti, Burt Bacharach e Lee Hazlewood che fanno una uscita a coppie con Dionne Warwick e Nancy Sinatra, l’eleganza musicale degli anni ’60, insomma. Era questo che inseguiva Paul Weller con More, aiutato dalla voce di Julie Gros dei Le SuperHomard, ma arrivato al minuto 3.30, a canzone ormai finita, lui ci ha messo una coda fatta di classe pura, con dialoghi tra archi, fiati e chitarre che fanno capire perché rifare una “sixties-lounge-pop-song” è cosa alquanto di moda in questi anni 2000, ma con lui siamo davvero nella modernità e non nel mero vintage. (Nicola Gervasini)
Colapescedimartino – Luna Araba (I Mortali)
Prendendo alla lettera le indicazioni redazionali, la mia canzone dell’estate è quella che a rigor di logica sarebbe potuta diventare un tormentone estivo. L’unione di due veri talenti del pop di qualità come Colapesce e Antonio Di Martino ha prodotto un singolo di una freschezza spettacolare come Luna Araba. Il forte debito verso l’elettropop di Franco Battiato è un sentito omaggio dei due conterranei, cui si aggiunge, in piena autarchia regionale, lo splendido cameo vocale di Carmen Consoli. Viva la leggerezza, ma con giudizio! Per tutto il resto dell’anno, e oltre, c’è il Bob Dylan di Rough And Rowdy Ways. (Fausto Meirana)
Metti assieme a una delle coppie più elettrizzanti dell’attuale scena black (EL-P e Killer Mike, ovvero i Run the Jewels), il cantato bianco e indignato di Josh Homme e la voce sofferta e inarrivabile dell’immensa Mavis Staples ed ecco un pezzo stupendo, cupo ed elettrizzante; squarci di chitarre elettriche su tappeti sonori variegati, bassi lunghi e profondi, rime implacabili e il respiro dell’invocazione gospel di Mavis. Disco bellissimo quello dei Run the Jewels, pezzo notturno e
affascinante questa Pulling the Pin, da ascoltare e riascoltare. (Franco Zucchermaglio)
Estate è libertà, sole e mare, ricordi delle vacanze scolastiche, tre mesi infiniti e mitici.
La canzone non è di quest’anno, è “Wicked game” di Chris Isaak, ricordo di avventure in cui ci si spinge un po’ più in là, si cresce, si torna a scuola sentendo che quel “gioco” dell’estate ci fa sentire…vissuti.
E cos’è tutto questo che stiamo vivendo se non un wicked game, di un genere molto diverso, un flipper che ripete sempre le stesse parole “covid”, “distanziamento”, “mascherina”…in attesa di non essere più prigionieri, inforcare il colpo da 10.000 punti e vincere la partita.
Condivido e vado a risentire il pezzo. Su vinile